Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mazzette per 345 euro, dovrà pagarne 48 mila

Condannata l’impiegata infedele del catasto che si faceva dare soldi per le pratiche

- Monica Zicchiero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La cortesia ha un prezzo» ripeteva l’impiegata del catasto di Padova Fabrizia Begelle a geometri, architetti e profession­isti che le chiedevano una mappa catastale. Lei la allungava in cambio di una «mancia» di venti, trenta euro e spesso tratteneva pure i diritti di cancelleri­a. Il prezzo di quella «cortesia» l’ha stabilito la Corte dei Conti, che ha condannato l’ex dipendente a risarcire alle Entrate quasi 48mila euro (47.994,33). Sono 22 le mazzette accertate e hanno fruttato la bellezza di 345 euro, secondo la Corte.

La mattina che la arrestaron­o dopo averla osservata e filmata, i carabinier­i le trovarono nel portafogli 500 euro e Begelle non aveva fatto prelievi in banca. «Mance» e diritti di segreteria che invece di finire nella cassa, finivano nel suo cassetto o nella borsa. Diceva ai profession­isti che per le vie ufficiali ci sarebbe voluto tempo ma che lei poteva fare una cortesia, in cambio di gratitudin­e in contanti. Era dicembre del 2013, oggi Bagelle ha 62 anni ed è stata condanna in primo grado e in appello e lo scorso agosto tre profession­isti pizzicati a darle la mazzetta hanno patteggiat­o. Dopo averla licenziata in tronco, l’Agenzia delle entrate ha attivato per l’ex dipendete il fermo amministra­tivo per quasi 520mila euro (lei ha fatto ricorso al Tar) e bloccato quasi 7mila euro dal fondo di previdenza, decurtando di un quinto il Tfr.

L’Agenzia ha calcolato il danno di una condotta protratta nel tempo e non limitata agli episodi provati. La magistratu­ra contabile è stata alla sentenza penale e tra diritti trattenuti che hanno causato un mancato guadagno all’Agenzia, tempo perso a sorvegliar­la e tangenti, il pm della corte dei Conti Chiara Imposimato aveva calcolato circa 8.340 mila euro per danno da disservizi­o e ben 40mila euro per danno all’immagine. Calcolo confermato dal presidente e dei giudici della sezione giurisdizi­onale, eccetto che per i 350 euro di tangenti «in quanto la pretesa risarcitor­ia duplica, in parte, la voce di danno richiesta a titolo di patrimonia­le». Ed è arrivato lo sconto all’ex dipendente, che non si è costituita ed è stata condannata in contumacia.

I favori La donna chiedeva trenta euro per dare una mappa Il danno E’ stata condannata per danno d’immagine

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