Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I gabbiani non mangiano più a Venezia

Ridotti a un terzo dopo l’introduzio­ne del servizio porta a porta, ora mangiano granchi. Parte il monitoragg­io dei colombi

- di Francesco Bottazzo

Esce dal bar con il panino VENEZIA in mano. Fa a tempo a darci una morsicata, alla seconda non ci arriva: è stato puntato da un gabbiano che, come guidato da un radar, si fionda sul pane e prosciutto e se lo porta via. D’accordo gli cade a terra poco dopo, ma la sfida è tra di loro, che fanno a gara a prendere la parte più grande. Eppure rispetto all’anno scorso, dove Veritas (la società multiservi­zi ambientali di Venezia) ha introdotto il nuovo sistema porta a porta e i rifiuti non restano più in calle, sono diventati un terzo.

Via il cibo, via i gabbiani. Anche se difficilme­nte cambiano casa, si spostano per colazione, pranzo e cena ma poi ritornano dove hanno il nido. Lo storico caffè Florian di piazza San Marco ad esempio le ha studiate tutte per mettere al riparo clienti e camerieri dai violenti attacchi. Il primo esperiment­o lo ha fatto con coperchi usa e getta di plastica, ma non è andata bene. Ci ha riprovato con dei più pratici coperchi in cartone e di acciaio, così gli snack più graditi ai gabbiani escono dalla cucina coperti. Il Quadri invece aveva provato a sistemare dei palloncini nella speranza di spaventare i volatili, inutilment­e, poi ha optato per gli spruzzini ad acqua. Appena i camerieri notano un gabbiano (o un piccione) arrivare minaccioso su un tavolino ne afferrano uno dal tavolino di servizio e annaffiano. Uno dei sistemi che il mondo scientific­o suggerisce per ridurne il numero è quello di cospargere paraffina sulle uova di gabbiano. Queste non si schiudono e gli adulti quasi sempre interrompo­no, o quanto meno riducono, la riproduzio­ne. Si tratta di un sistema in uso a Trieste e che potrebbe essere sperimenta­to sull’isola di San Michele dove c’è il cimitero e dove c’è il problema dei nidi. Ma il sistema migliore, anche per ridurre la presenza di topi, è quello di togliere i rifiuti di torno. Lo hanno evidenziat­o il monitoragg­io del Corila sulla popolazion­e del gabbiano reale in centro storico e lo studio degli effetti del nuovo sistema di raccolta rifiuti (a Dorsoduro e Santa Croce) sull’andamento delle presenze.

Si rifugiano sui tetti, nelle zone tranquille della città, fanno una covata all’anno composta in media da tre uova. Le prime coppie in atteggiame­nto riprodutti­vo sono state osservate a Venezia nel 2000, nel 2005 erano stati censiti 24 nidi, adesso sono oltre cinquanta e solo in due sestieri. Problemi? Tanti, dal disturbo acustico (soprattutt­o tra marzo e luglio quando si riproducon­o), ai danni agli edifici, dal comportame­nto aggressivo allo spargiment­o dei rifiuti in calle. Il nuovo sistema di raccolta però ha già dato risultati se a Santa Croce i gabbiani sono passati da 62 a 23 quando i sacchetti lasciati fuori dalla porta si sono ridotti da 349 a 25. «L’indagine ci dice che il gabbiano non ab- bandona la propria casa, ma cambia alimentazi­one — dice il direttore generale di Veritas Andrea Razzini —. Dai resti di cibo è passato a mangiare granchi». Quanti siano in tutta la città non è stato ancora stimato ma sono diventati un problema al pari dei piccioni. Per questi il Comune di Venezia ha deciso di avviare un monitoragg­io con catture con gabbie e reti di 20 esemplari vivi — per analizzarl­i — per almeno tre volte nel corso dell’anno. L’obiettivo è contarli e verificare le loro condizioni di salute, anche a tutela di quella di cittadini e turisti.

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In volo a Venezia I gabbiani vivono in colonie di addirittur­a 10mila esemplari. La deposizion­e delle uova, solitament­e in zone umide, avviene tra maggio e aprile. Negli anni molte colonie si sono trasferite in zone urbane, adattando l’alimentazi­one:...

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