Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Abusano della nipote: zii condannati
Hanno violentato la ragazzina per cinque anni, diventata grande lei ha parlato
La storia, agghiacciante, è durata anni. Almeno 5. Quelli che la madre di una ragazzina che al tempo aveva solo 12 anni ha passato all’estero dove si era trasferita per lavoro. La donna aveva lasciato la figlia in custodia ai parenti. Poco dopo la sua partenza però è iniziato l’orrore: lo zio e il cognato l’hanno ripetutamente violentata nell’indifferenza della zia. Ieri il giudice ha messo fine a questa storia condannando i tre a un totale di oltre 20 anni.
Quelle violenze erano state così inaudite e gravi che i giudici hanno inflitto pene molto più severe di quanto avesse chiesto il pubblico ministero. Condanne esemplari a tre romeni macchiatisi di violenze sessuali e private nei confronti di una nipote che era stata affidata alle loro cure mentre i genitori erano all’estero per lavorare.
Eugen Imbrea (avvocato Marco Godina)è stato condannato a 12 anni, a sei anni è stato condannato il cognato Marcel Imbrea. Condannata per violenze la moglie di Eugen, Elena (sorella di Marcel) che ha preso tre anni per maltrattamenti, per essersi voltata dall’altra parte e per aver sottoposto la ragazza ad altre violenze, allontanandola da scuola per farla stare tra le sue quattro mura a badare ai figli. Le violenze nei confronti della nipote iniziarono nel 2008 quando la ragazzina aveva appena 12 anni, e durarono 5 anni di seguito. La piccola era stata portata a Padova da alcuni parenti degli Imbrea, che proprio quell’anno si spostarono dalla Romania alla Francia per lavorare. Non avevano una sponda sicura oltralpe, la mamma e il papà della piccola decisero di farla stare in Italia, dove almeno potevano contare sull’aiuto dei parenti.
Che fosse stata una decisione improvvisa e devastante per la piccola si capì qualche anno dopo, quando la mamma della ragazzina tornò in Italia a trovare la figlia e capì subito che qualcosa non andava. Portò con sé la ragazza in Francia e solo a distanza di qualche settimana la giovane si aprì, raccontando anni di violenze e abusi sessuali cui i due uomini della famiglia la costringevano. Drammatico il racconto della ragazzina, ora diventata donna, che con il supporto della mamma decise di sporgere denuncia ai carabinieri facendo partire l’inchiesta. Le indagini arrivarono a Padova, a ereditare il caso fu il pubblico ministero Benedetto Roberti che, coordinando il lavoro dei carabinieri, raccolse tutti gli elementi a carico del terzetto criminale.
Ma la parte più importante è stata la testimonianza della ragazza, che oggi ha 22 anni e vive lontano dall’Italia. Nella sua ricostruzione, dolorosa ma lucida, la giovane ha ripercorso le violenze quasi quotidiane, da quando iniziarono fino all’ultimo giorno. Raccontò di come gli zii approfittassero di lei mentre era in camera, di come le si avventassero addosso ubriachi fradici quando tornavano a casa la notte. Un incubo durato cinque anni. E in tutto questo tempo la zia Elena non avrebbe mosso un dito per aiutarla, peggiorando la situazione costringendola a rimanere a casa per badare ai bambini.
Uno strazio per la ragazza ripercorrere quei momenti difficili, lontano da casa e lontano dalla sua famiglia costretta a lavorare altrove. Era un momento delicato, che doveva portare la piccola all’integrazione con i ragazzini italiani, con i compagni di scuola. Fu un trauma per la 12enne già solo cambiare Stato e ritrovarsi senza mamma e papà ad affrontare una nuova vita. Doveva essere aiutata, seguita, incoraggiata. E invece il destino le ha riservato la più atroce delle esperienze. Il giudice ha stabilito per lei un risarcimento da 30mila euro. Soldi che non le restituiranno la spensieratezza e l’adolescenza violata.