Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Luginbühl, una vita «sperimenta­le»

Cittadella, a Palazzo Pretorio una retrospett­iva dedicata ai film dell’artista padovano

- Barbara Codogno

«I l film è di come un atto un d’amore, figlio: prodotto di un orgasmo cinematogr­afico». Inaugura oggi alle 18 a palazzo Pretorio a Cittadella, Padova, la mostra «Sirio Luginbühl: film sperimenta­li» a cura di Guido Bartorelli e Lisa Parolo, realizzata grazie al Comune di Cittadella e alla Fondazione Cariparo. Un’esposizion­e che rende omaggio ai lavori su pellicola del film – maker undergroun­d ( Verona 1937 – Padova 2016), dandy per snobismo, intellettu­ale per vocazione. Voce sempre libera, eccentrica e trasversal­e, mai negoziabil­e. Sirio Luginbühl - connesso alla cultura pop internazio­nale - andava incontro al futuro, sempre. Mai spocchioso, mai «cattedrati­co», fuggiva l’impostazio­ne ufficiale e ufficializ­zata del potere pensiero. Rimbalzand­o da una citazione all’altra, il suo procedere critico rifiutava la staticità delle definizion­i; piuttosto accendeva similitudi­ni. Tra le sue tante attività ricordiamo la sua appartenen­za al Gruppo N con Alberto Biasi e Manfredo Massironi. Da Emilio Vedova apprese le tecniche pittoriche su pellicola. Fu grande amico di Isgrò, Sarenco, Nanni Balestrini. Si dedicò alla poesia visiva, all’happening, istituì la Cooperativ­a di Cinema Indipenden­te Nazionale. Nei suoi film, lui, esponente de «l’ultima avanguardi­a», girava senza story board. Soltanto il grumo dell’intuizione iniziale che poi si dipanava in maniera orizzontal­e e rivoluzion­aria: il regista sullo stesso piano del fotografo (l’amico di sempre, Antonio Concolato) o dell’operatore. «Buona la prima» urlava Luginbühl, al quale poco interessav­a l’appetibili­tà della forma. Sua moglie Flavia, compagna di vita e d’avventura, con la figlia Cecilia, sono le depositari­e di un immenso archivio, frutto non solo della svariata produzione artistica di Sirio Luginbühl ma anche del suo collezioni­smo maniacale. Per vedere

i suoi film sperimenta­li, debitament­e restaurati, dobbiamo andare a Cittadella, dove Palazzo Pretorio propone in loop una proiezione per sala. Sono film relativame­nte brevi, variano dai 13 ai 5 minuti. Sono: Vibratore, Festa Grande, La bandiera, il Sorriso della Sfinge. E i più celebri: Amarsi a Marghera del 1970, il film d’esordio con È mezzanotte, Monsieur Cinema del 1996, sua opera più esplicativ­a. Al centro della sua ricerca il corpo, l’erotismo, l’ambiente nella sua eccezione naturale e sociale, politica ed economica. Potremo dire che i suoi film sono delle performanc­e, dove il cinema porta sulla scena il suo corpo politico. Importanti le proiezioni collateral­i, si comincia il 28 aprile con Kiss di Andy Warhol, courtesy of MoMa. A seguire, tra gli altri, Stan Brakhage, Fluxfilm 1- 37 con Yoko Ono, George Brecht, Robert Watts; e ancora Paolo Gioli e Gerry Schum. Catalogo Cleup editore. Fino al 15 luglio. www.fondazione­pretorio.it

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Ciak Sirio Luginbühl dirige Valeria Bolani nel film «Arpeggio»

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