Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Omba, sei offerte per l’azienda Ma scattano 62 licenziamenti
all’occupazione operaia dello stabilimento principale. Fu ancora lui a riannodare il nuovo dialogo, questa volta poggiandolo su basi molto più concrete che aprirono la strada a una nuova e proficua stagione di relazioni industriali. Una stagione che non solo consentì l’avvio di una ristrutturazione condivisa con le rappresentanze dei lavoratori, e i presupposti per una virtuosa fase di crescita e di espansione, ma che sottolineò definitivamente il carattere pragmatico del figlio «ribelle» di Gaetano.
Egli infatti, ritenendo centrale per il risanamento aziendale il contenimento di tutti costi di produzione, e quindi non solo di quelli del lavoro, rinunciò alla posizione di Direttore Centrale e scelse di andare a dirigere, fortemente razionalizzandole e automatizzandole, le Filature. Passò così da una posizione di Staff ad una di Line. Non vivendola come una diminutio bensì come opzione strategica per lo sviluppo. Fu una scelta coraggiosa, che portò in tempi rapidi a un miglioramento dei conti aziendali. Scelta coraggiosa, ed eterodossa, che gli spianò poi la strada a ruoli sempre più decisivi nella direzione della Società. Ricordare Pietro Marzotto in questo modo, pare a me più utile per rendere la caratura del personaggio e il ruolo fortemente innovativo cui egli assolse pur di salvare, e far ripartire, una Società più che centenaria. Uomo d’impresa a tutto tondo, egli privilegiò sempre l’impegno personale alla logica degli organigrammi e delle posizioni di potere. Il suo essere stato grande imprenditore, per molti un esempio, parte da lì.
Togliere i sigilli a case e terreni, ma anche ad arredi e quote societarie: è quanto hanno chiesto ieri in aula, davanti al Tribunale del riesame di Vicenza, l’avvocato della moglie di Gianni Zonin, ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, imputato per il crac dello storico istituto di credito, e i legali dell’ex consigliere Giuseppe Zigliotto, indagato a sua volta, ma anche dei suoi familiari (estranei al procedimento penale). La decisione dei giudici si conoscerà solo nei prossimi giorni. Una lunga discussione, quella di ieri, che si è protratta fino al pomeriggio tra richieste di rendere nulli i sequestri conservativi concessi dal giudice Roberto Venditti a favore di azionisti e risparmiatori ammessi come parti civili, questioni sollevate sulla mancata notifica dei sequestri alle parti e su beni intestati al fondo patrimoniale (è il caso dell’immobile di Longare di Zigliotto) non pignorabili.
Solo alcuni dei motivi avanzati nella complessa argomentazione delle difese, secondo cui non c’erano i presupposti da parte delle parti civili per chiedere e ottenere i sequestri. Così come non c’è motivo che li giustifichino: quei sigilli vanno tolti. Lorena Puccetti, avvocato di Silvana Zuffellato, moglie di Zonin (che due settimane fa aveva rinunciato al Riesame su beni mobiliari sotto sigilli) ha chiesto la revoca parziale di sequestri su beni mobiliari, in particolare arredo da giardino, che si trovano in una porzione della villa di Montebello
Omba Spa, nella carpenteria pesante di Torri di Quartesolo oggi verranno consegnate le prime 62 lettere di licenziamento. I dipendenti rimanenti – una ventina - non verranno licenziati immediatamente, ma anche il loro destino è di uscire dall’azienda in fallimento: «Per di più senza ammortizzatori sociali» denuncia Patrizia Carella, Fiom Cgil.
I sindacati – Fiom, Fim Cisl, Uilm Uil – ieri si sono confrontati per un paio d’ore con i lavoratori in un’affollata assemblea che aveva, al centro, proprio il via ai licenziamenti. L’industria, specializzata in grandi manufatti d’acciaio, è di proprietà della famiglia di banchieri genovesi Malacalza ma è stata messa in ginocchio dal mancato pagamento di commesse effettuate, per decine di milioni di euro. La ditta è in concordato in bianco, si attende che la curatela fallimentare completi le procedure per un’asta che, forse, potrebbe farla ripartire. «Da parte nostra c’è grande preoccupazione. Il tempo è agli sgoccioli» sottolineano Carella e Carla Grandi (Uilm). Dei circa ottanta dipendenti, la metà uscirà subito e un’altra ventina, licenziata oggi, terminerà l’occupazione dopo i mesi di preavviso previsti. Incerto il destino del gruppetto rimanente. «Siamo in attesa della perizia chiesta dal curatore fallimentare per mettere all’asta l’azienda, sembra che le offerte ora siano sei – osserva Carella – dovrebbe arrivare entro fine settimana. E l’asta a metà maggio: speriamo sia così, non vorremmo che di una realtà capace e produttiva come questa restassero solo macerie».