Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cassamarca, maxi-perdita da 53 milioni
Treviso, la Fondazione esce allo scoperto e svaluta il patrimonio. Piano triennale di rilancio
Fondazione Cassamarca esce allo scoperto e svaluta il patrimonio. Il bilancio registra perdite per 53 milioni. Annunciato un piano triennale di rilancio.
Fondazione Cassamarca alza il tappeto e ci trova sotto la polvere che ognuno si aspettava. Cioè proprietà che valgono assai meno di quanto era stato stimato fino allo scorso anno e così, rifatti i calcoli con valori ragionevoli, la cifra all’ultima riga segna per il 2017 il disavanzo record di 53,3 milioni. Vuol dire otto volte la perdita di dodici mesi fa.
Di questo hanno parlato ieri i consiglieri dell’ente guidato dall’avvocato e storico presidente Dino De Poli (assente), premettendo che, in ogni caso, grazie ad una serie di previdenti comportamenti, anche per il 2018 Cassamarca potrà rispondere al proprio obbligo statutario di compiere erogazioni sul territorio. Poche, appena per quattro milioni. Ma abbastanza per rimanere in vita e affrontare un piano triennale che marca il cambiamento epocale coincidente con la chiusura, fra pochi mesi, dell’ultimo mandato di De Poli: «Abbiamo voluto consegnare a chi verrà dopo di noi – hanno spiegato i consiglieri – dei conti perfettamente trasparenti e corrispondenti alla situazione reale». Niente artifici, insomma, anche se quanto dovrebbe avvenire da qui in poi, nei progetti degli amministratori uscenti, è condizionato dal verificarsi di certe e non scontate aspettative.
«L’operazione verità» si articola su due canali di svalutazione. Il primo ha a che vedere in via praticamente esclusiva con i titoli Unicredit ancora in portafoglio di Fondazione e che non hanno più ripreso abbastanza quota dopo il crollo degli anni della crisi. «Abbiamo aspettato di vederli risalire a valori equi – riferisce Ferruccio Bresolin, lo stratega finanziario di Cassamarca – ma questo non è avvenuto. Unicredit ha ancora troppi Npl in pancia ed è vittima delle speculazioni. Noi non potevamo continuare a segnare nei libri valori irreali (nel 2008 il titolo valeva 210 euro, oggi viaggia sui 19, ndr) e dunque abbiamo rifatto i conti con quelli di book value, cioè 26,7 euro».
In più, per la prima volta, Cassamarca non ha seguito Unicredit nell’aumento di capitale del 2017 vendendo i diritti di sottoscrizione. Fra una cosa e l’altra, insomma, si tratta di 129 milioni in meno, ammortizzati, però, da un fondo precauzionale da duecento milioni di euro accantonato nel tempo per far fronte alle fluttuazioni dei titoli.
Ad essere senza paracadute, ed a ricadere necessariamente sul conto economico, sono state però le svalutazioni operate su asset di natura immobiliare, da Appiani 1 a Teatri e Umanesimo Latino, e la botta in questo caso vale 45,5 milioni. E’ da qui che deriva in modo diretto la perdita 2017. La gestione dello scorso anno, in altri termini, è stata equilibrata ma l’eredità delle zavorre degli anni precedenti ha creato il rosso da 53,3 milioni. «Siamo tranquilli perché il collegio dei sindaci ha riconosciuto la correttezza del bilancio – è il commento dei consiglieri – ed ora tocca al Ministero dell’Economia e delle Finanze convalidarlo. Un quadro così pulito scongiura anche il rischio dell’invio di commissari».
Visti i conti il tema è ora il come muoversi d’ora in avanti.
La formula di massima è quella di una revisione dell’ «asset allocation», che nel caso specifico equivale ad uno spostamento dei pesi dall’immobiliare alla finanza. Cedere il più possibile gli stabili che si possono mettere sul mercato (alcuni sono vincolati), affittare quando non si può fare altro, e investire in azioni, visto che i mercati borsistici sono tornati alla vitalità di inizio secolo. «Acquistando più finanza – teorizza ancora Bresolin - noi riusciremo a produrre entrate più che sufficienti sia a sostenere il debito che abbiamo sia, soprattutto, a conseguire quella redditività necessaria ad alimentare le erogazioni».
Tentando nel frattempo di coinvolgere altri soggetti locali, dalle associazioni di categoria alle istituzioni pubbliche fino, su obiettivi comuni, anche le altre Fondazioni di Treviso (cioè Benetton e Zanetti).
Se Fondazione Cassamarca supporta le università e sforna cervelli per le imprese, è il sillogismo, non c’è motivo per cui chi poi ne usufruisce non debba percepire il dovere morale di dare una mano. E la partita delle possibili aggregazioni con altre Fondazioni bancarie del Veneto? «Se con patrimoni più ampi si possono fare economie di scala perché no purché – è la risposta – sia rispettata l’autonomia di ciascuna sui rispettivi territori».
” Bresolin\1 Nei libri c’erano valori irreali
” Bresolin\2 C’è un piano di rilancio triennale