Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Alpini, la festa dopo insulti e sabotaggi «Ospitati gratis»
La Procura di Trento VENEZIA non ha ancora formalmente aperto un’inchiesta sui tre sabotaggi delle linee ferroviarie del Brennero e della Valsugana messi a segno probabilmente da anarchici giovedì, alla vigilia della 91esima adunata degli alpini. Evento che vedrà coinvolti oltre 50mila veneti, sui 600mila partecipanti distribuiti nel fine settimana. Il pm Davide Ognibene sta raccogliendo prove a sostegno di due ipotesi di reato: attentato alla sicurezza dei trasporti o danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio. Ma a fare male sono state soprattutto alcune scritte ingiuriose comparse sui muri esterni della sede di Sociologia di Trento(«Alpini assassini» e «Una faccia da fiumi di vino, un cappello da lago di sangue») e della redazione dell’agenzia Ansa («Alpini assassini stupratori»), oltre al rifiuto degli Schützen di partecipare alla sfilata («Ricorrono i cento anni da quando i nostri nonni combatterono contro gli alpini nella grande guerra»).
«Gli alpini non sono assassini, chi lo scrive è un delinquente — sbotta il governatore Luca Zaia —. È solo gentaglia e chiamarli imbecilli è limitativo. Usare appellativi disdicevoli contro il popolo degli alpini, che da sempre fa volontariato, è da delinquenti che non hanno più argomenti e per protestare devono inventarsi qualcosa. Hanno scelto l’adunata nazionale perchè è una cassa di risonanza, un palcoscenico». Aggiunge Giovanni Manildo, sindaco di Treviso e alpino: «Quanto accaduto è inaccettabile. Il cappello alpino è un simbolo da rispettare. Mi auguro che chi ha compiuto questo gesto ritiri subito le offese e si scusi. Auguro a Trento una buona adunata. Quella di Treviso è stata memorabile».
Ma gli alpini veneti giunti con il fiume dei 250mila ieri approdati a Trento preferiscono non dare importanza «a pochi facinorosi che rappresentano solo se stessi». «Sono episodi sporadici — commenta il presidente dell’Ana Treviso, Marco Piovesan — se non diamo loro peso, finiscono lì, altrimenti rischiano di far passare in secondo piano l’adunata. Prima d’ora non era mai successo nulla di simile, ma Trento ha una storia particolare. Il messaggio che deve passare per noi è un solo: siamo qui non tanto per ricordare la guerra ma per parlare di pace e celebrare tutti i caduti, del fronte italiano come di quello austroungarico. Gli alpini rispettano tutti e infatti i trentini ci hanno riservato un’accoglienza calorosa». Un imprenditore ha concesso gratuitamente un suo capannone di 5mila metri quadri, con le utenze di acqua e luce, a 12 gruppi alpini veneti, per un totale di 300 persone. Ieri sera, poi, al Duomo, si è vissuto un momento emozionante: durante la messa è stata recitata «La preghiera dell’alpino». E oggi si vivrà il clou, con la sfilata finale e l’arrivo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«La città è in festa, è un tripudio di bandiere, gazebo e musica — dice Luciano Cherobin, presidente di Ana Vicenza — c’è una bellissima atmosfera. Abbiamo percorso i due chilometri che portano al Castello del Buonconsiglio tra ali di folla entusiasta. La gente è con gli alpini non con quattro facinorosi, tutti ci stanno aprendo la porta, come sempre». A Trento è arrivato pure l’assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, che oggi sfilerà con il terzo raggruppamento della Protezione Civile Ana, comprensivo del Triveneto: «Una grande emozione ma soprattutto un grande orgoglio sfilare con il più grande raggruppamento di Protezione civile d’Italia, che conta 4.863 volontari del Nordest. Solo nel 2017 la Protezione civile dell’Ana ha raccolto 6.693.000 euro di donazioni, per un totale di 2.351.561 ore-uomo, che si potrebbero quantificare in 64.715.000 euro».
La giornata si è purtroppo chiusa con una tragedia. Mentre rientrava a Treviso dall’adunata sulla Valsugana e
Luca Zaia «Insultare il popolo degli alpini, che da sempre fa volontariato, è da delinquenti»
a bordo del suo scooter, Walter Simeoni, operaio 58enne di Vallà di Riese, imboccando una curva in prossimità di Pergine s’è scontrato frontalmente con un altro motorino che arrivava dal verso opposto. Simeoni è morto, l’altro centauro, Nicola Crosato di 40 anni anche lui trevigiano, è ricoverato in Rianimazione all’ospedale di Trento. La prognosi è riservata.