Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Profughi, inversione di tendenza L’hub di Bagnoli si è svuotato

Ospiti in calo per la prima volta. Le coop: Accoglienz­a diffusa penalizzat­a

- Roberta Polese

Esaurito il clima da campagna elettorale, di richiedent­i asilo non si parla quasi più, a differenza degli anni scorsi, quando maggio era il mese della «conta» e delle previsioni degli sbarchi, per capire se i calcoli fatti l’anno precedente con l’uscita dei bandi di accoglienz­a erano stati corretti.

Dopo Mare Nostrum e Triton, con il lancio di Themis, l’ultima missione dell’Unione Europea nel Mediterran­eo, gli sbarchi sono diminuiti (anche se i morti in mare ci sono ancora: solo ad aprile ce ne sono stati 11) e gli effetti si vedono già da tempo anche in Veneto. Oggi a Padova i numeri sono esigui rispetto agli anni precedenti: 1500 persone tra hub e accoglienz­a diffusa (se ne prevedevan­o 2800), la situazione è tale che volendo i 250 migranti ospitati oggi a Bagnoli potrebbero essere spostati nelle tante piccole realtà dell’accoglienz­a nei Comuni, oggi vuoti. Insomma, sono lontani i tempi in cui il dibattito ruotava attorno all’apertura di nuovi centri accoglienz­a all’ex caserma Prandina di Padova e all’ex Primo Roc di Abano, dove un paio di anni fa l’ipotesi aveva suscitato una mezza rivolta.

Tuttavia l’hub di Bagnoli c’è ancora e sembra che non ci sia alcuna intenzione di smantellar­lo. Il grido di allarme è come sempre quello del sindaco del piccolo comune della Bassa Roberto Milan, che non ha mai smesso, insieme al suo collega di Cona, di richiamare l’attenzione del Ministero. «Posso mettere a disposizio­ne io stesso i pullman per trasferire i migranti che ci sono oggi all’ex base militare di San Siro – spiega -. Mi hanno riferito che ci sono moltissimi posti liberi in tutta la provincia, se è vero che l’hub serviva da cuscinetto adesso possiamo tranquilla­mente affermare che il cuscinetto non ha più alcun senso di esistere. Quale business stanno difendendo in questo modo?». «Confermo che se si vuole in un giorno l’emergenza Bagnoli si chiude – afferma Maurizio Trabuio, della cooperativ­a padovana Città Solare – ma le disposizio­ni del Ministero dell’Interno per i prossimi anni tagliano le gambe a progetti decennali di accoglienz­a diffusa, agevolando le grandi concentraz­ioni di persone a scapito delle piccole realtà, in questo modo si dice addio a una progettual­ità di inseriment­o, in favore degli ‘scafisti di terra’».

Esempio: il kit sanitario per ogni struttura costa ora molto di più, da un lato si risparmia sugli ospedali pubblici, ma le piccole realtà non possono sobbarcars­i questo peso e quelle grandi invece, nell’economia di scala, ci guadagnano. A Padova il bando emesso nel 2016 era da 80 milioni per il 2017 e il 2018, eventualme­nte prorogabil­e per sei mesi nel 2019. A dicembre si comincerà a parlare di nuovo di numeri, di accoglienz­a, e ancora di Bagnoli.

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Inabissata La Golf bianca recuperata con l’autogru (foto Vigili del fuoco)

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