Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Nelle scuole sale la tensione: «Il voto? I genitori lo scambiano per la bocciatura della famiglia»
In quel brutto voto a bordo foglio portato a casa dallo studente, c’è tutto un mondo che nella testa dei genitori gira veloce: in quel foglio ci leggono la valutazione di tutta la famiglia, un’umiliazione non programmata in una vita specchiata sui figli, come raccontano gli insegnanti.
Un intralcio preso come dichiarazione di guerra, dentro giornate già gonfie di rabbia per chissà quali altri motivi. Ecco, dunque, che partono i blitz di fronte alla sala docenti, con teste annebbiate dall’ansia (e dal mantra «è sempre colpa degli altri», come testimoniano dalle scuole) che portano alla dissacrazione del rapporto fiduciario genitori-insegnanti.
Così l’assessore regione alla Scuola Elena Donazzan ha deciso di convocare i vertici degli uffici scolastici (proprio tutti, anche quelli periferici) per parlare del problema. «Ci sono realtà diverse e le voglio capire – spiega -. Sarà un incontro a porte chiuse, si affronteranno le varie situazioni a rischio e si discuterà di come ripristinare le regole. La scuola oggi va difesa. Anche qui in Veneto c’è un allarme che è stato sottovalutato e che è sfuggito di mano».
Una situazione che vivono sulla propria pelle i docenti: «Le famiglie sono in ansia, sentono la necessità di intervenire su tutte le trattative, hanno delle aspettative sempre più alte sui figli, ci fanno pressione – racconta Gianni Zen, dirigente scolastico del Brocchi, il liceo più popoloso della regione, verso quota 2300 iscritti -. Un esempio? Ho richieste di colloquio urgente solo perché abbiamo dato il primo cinque. Ma con l’esperienza di un brutto voto si cresce, dovrebbero fidarsi degli educatori. È una situazione che si sta complicando: le famiglie vedono attraverso un voto del figlio una vetrina su cui vengono giudicate».
E ancora: «Il problema esiste e si manifesta a vari livelli –
” Villalta Siamo alla follia: qui tutti hanno diritto a tutto. Ma la vita è fatica e conquista
conferma la psicologa Giuliana Guadagnini, responsabile del Punto ascolto disagio scolastico -. La prima situazione tipo è questa: scopriamo che i ragazzi hanno disturbi dell’apprendimento o del comportamento non ancora certificati, avvisiamo le famiglie, ma queste non vogliono sentirsi dire che i propri ragazzi hanno dei problemi. Seconda situazione: a scuola ci sono sempre più giovani che non rispettano le regole e che criticano i docenti, le loro valutazioni. Anche qui, i genitori, invece di capire bene la situazione, avallano subito la protesta. Insomma, un disastro». Il «no educativo» è stato asfaltato, quindi. «Viviamo in una società che vuole traguardi senza impegnarsi e non c’è più corresponsabilità fra scuola e famiglia» conclude Guadagnini.
«Siamo arrivati alla follia: tutti hanno diritto a tutto, il Premio Nobel andrebbe dato ad ogni persona, senza distinzioni, e senza far fatica - racconta lo scrittore Gian Mario Villalta -. La vita, invece, è conquista, impegno. Purtroppo, tutto questo è anche frutto di ciò che si vede e si ascolta: in politica e in tv è una gara ad alzare la voce. Oggi si assiste ad un trionfo dell’ignoranza aggressiva che cancella tutte le gerarchie e le condizioni. Chi ha studiato 20 anni è sullo stesso piano di chi è stato pochi minuti in internet. La realtà è falsata. I genitori vanno subito in paranoia, è sfuggito di mano il cammino della vita. Per questa gente sono sempre gli altri che sbagliano. La soluzione? Più tutela degli insegnanti da parte delle istituzioni e più riconoscimento della loro autorità».
Intanto si entra nel periodo più a rischio: fra maggio e settembre arrivano ricorsi per invalidare voti, contestare esami e materie da riparare.
” Zen Le famiglie ci fanno pressione, vogliono intervenire su tutte le trattative