Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tribunali, l’immane sfida dell’organico
Esse sono, come è stato più volte non utilmente reclamato, di tipo strutturale e riguardano le inaccettabili carenze in materia di risorse disponibili quanto a magistrati, personale amministrativo e tecnici informatici operanti sul territorio. Si tratta, come è intuitivo, di tre componenti indissolubili del medesimo problema, le cui dirette interconnessioni impediscono che si possa pensare ad una loro soluzione separata. Ora, è vero che da più di un decennio ormai, a livello nazionale, si è perseguita la politica del carciofo, riducendo in misura inaudita con interventi dell’ordine di migliaia di unità l’organico del personale amministrativo addetto ai Tribunali alle Procure e alle Corti e impedendone il ricambio con il blocco dei concorsi e delle nuove assunzioni (fino almeno all’anno passato), ma è altrettanto indiscutibile che nessun distretto come quello di Venezia può vantare il triste primato di essere stato e di essere tutt’ora (nonostante i sempre modesti interventi migliorativi del biennio 2016-2017) il più bistrattato e dimenticato, con una previsione di organico di magistrati inferiore del 30/40 percento ,rispetto ad altri distretti del Nord, e in misura ancora maggiore rispetto alla generalità del Centro Sud, e con il proporzionale, correlato, sottodimensionamento del personale amministrativo. Clamoroso appare poi il rapporto di inferiorità in materia di risorse informatiche, laddove a Venezia, privata di un suo centro CISIA, risultano presenti operatori nella misura del 10% rispetto a quelli operanti in altri territori ampiamente più favoriti. La crisi economica che in questi anni ha impedito gli interventi necessari per ridare fiato alle istituzioni giudiziarie non avrebbe dovuto ostacolare, ma anzi avrebbe dovuto imporre, una razionalizzazione per un uso più equo delle ridotte risorse disponibili, ed una più accettabile loro distribuzione tra i vari distretti. Ciò non è stato colpevolmente fatto per molto tempo, ed oggi ci troviamo di fronte a nuove più drammatiche scadenze rappresentate dall’inevitabile invecchiamento e dai prossimi prevedibili pensionamenti, che nel giro di un paio di anni dovrebbero colpire più del 30 percento del personale aprendo così una nuova terribile voragine ( in assenza di turn over ) con prevedibili effetti esiziali su un sistema già oggi allo stremo. Il «Governo del Cambiamento» è quindi inevitabilmente chiamato a sostenere una sfida di immani proporzioni, e a meditare su una difficile opportunità, che si presenta però anche come una ineludibile necessità, di coniugare rilancio dell’occupazione e salvataggio del servizio Giustizia, con scelte di spesa pubblica, probabilmente criticabili (se erroneamente ritenute «non di investimento»), ma le sole idonee ad affrontare congiuntamente le emergenze sociali e quelle istituzionali.