Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bonificano la fonderia, rifiuti in cava: due arrestati
Dovevano bonificare l’ex fonderia Montini di Paese, in provincia di Treviso. Per farlo avrebbero scelto di portare il materiale di risulta a Cison di Valmarino in una ex cava in cui sono in corso dei lavori di sistemazione e riempimento. In questo modo ottenevano il doppio risultato. Il primo a Paese dove la bonifica avveniva a costi ridotti rispetto a quelli necessari per conferire il materiale in una discarica idonea. Il secondo a Cison con il riempimento della cava dismessa che avveniva a costi più bassi di quelli che sarebbero serviti per acquisire il materiale necessario alla sistemazione.
E’ questa l’ipotesi dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico che ha portato il gip di Venezia Gilberto Stigliano Messuti a firmare l’ordinanza di arresti domiciliari per Mauro Zuccarello, 47enne di Ponte di Piave, amministratore delegato di Ecostile, e Federico Lot, 41enne di Follina, responsabile dei lavori per le attività di riempimento della ex cava di Cison gestita dall’azienda Fal. Per altri quattro, Paolo dal Zilio (della Dal Zilio Inerti di Quinto), Michielino Marchiori (della veneziana Marchiori Group), Claudio Cadamuro, 59 anni di Torre di Mosto, e Marco Nespolo, 45 di Gorgo al Monticano, sono invece scattate le misure interdittive nel settore di rifiuti e trasporti, da sei mesi ad un anno. Indagati anche dieci autisti: per il Noe erano «pienamente consapevoli di quel che stavano eseguendo». A finire nei guai anche un appuntato dei carabinieri, 38enne, in servizio in provincia di Treviso, destinatario di un’ordinanza di interdizione dai pubblici uffici per quattro mesi. E’ accusato di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. Avrebbe svelato agli indagati che «il numero di targa notato nel corso di un servizio di controllo nei pressi della cava apparteneva ad una macchina del Noe». L’indagine coordinata dal pubblico ministero Giovanni Zorzi e guidata dal maggiore Massimo Soggiu è partita a gennaio del 2017, solo sei mesi prima era partito l’appalto della Ecostile di Pordenone, sede operativa a Gorgo, per la bonifica dell’ex fonderia. I materiali in uscita dall’ex fonderia al posto di essere conferiti in una discarica autorizzata a Vittorio Veneto venivano dirottati all’ex cava di Cison dove la ditta Fal aveva in corso i lavori di sistemazione.
A fronte di un’autorizzazione per il conferimento di materiale inerte, dentro la cava sarebbero state quindi sepolte rocce da scavo, terra e scorie di fonderia (inclusi fluoruri, classificati come rifiuti). I militari hanno monitorato 41 trasporti di rifiuti illeciti (1640 tonnellate) portati a Cison nell’ex cava trasformata in una discarica abusiva. Il vantaggio economico è stato calcolato dagli investigatori in circa trenta mila euro. Ma non basta perché con questo sistema, sempre stando alle accuse, la Fal (e la Ecostile in virtù di un accordo societario) avrebbero guadagnato dal riempimento indebito della cava dove sarebbero finite 53 mila tonnellate (2000 conferimenti) di materiale che doveva finire altrove. Profitto calcolato (dall’accusa) in circa 215 mila euro. Ieri è stato anche eseguito sequestro preventivo dell’intera cava di Cison, un’area di oltre 25 mila metri e di nove automezzi con rimorchio per un valore di 350 mila euro.