Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bisoli e il calcio in subbuglio «Il Padova andrebbe premiato»
L’allenatore ricorda il crac del «suo» Cesena: grande dolore, ma è giusto
Il primo pensiero lo dedica al suo Cesena, che ha ammainato bandiera bianca sparendo dal calcio professionistico dopo anni di gestioni dissennate. Cesena, non una piazza qualunque, per Pierpaolo Bisoli rappresenta l’El Dorado calcistico, un club con cui ha conquistato tre promozioni e che ne ha segnato in modo indelebile la carriera. E che avrebbe ritrovato quest’anno in Serie B, se non si fosse abbattuta la mannaia della Covisoc, che ha escluso i romagnoli assieme a Bari ed Avellino. Un’ecatombe senza precedenti, che fa riflettere pure Bisoli: «È un grande dolore per me assistere a quello che è successo nelle ultime settimane – evidenzia l’allenatore del Padova – Cesena come tutti sapete per me rappresenta qualcosa di imparagonabile considerati i risultati che ho ottenuto alla guida di questa squadra. Dispiace tantissimo, è come se fosse mancato un familiare, ma allo stesso tempo è ora che il calcio cominci a potare i rami secchi. Le società che non rispettano i parametri e che non rispettano i regolamenti, dispiace dirlo, ma vanno tagliate. Vanno premiate le società come il Padova, che tengono i conti in ordine e, prima di fare ogni operazione, la ponderano con attenzione, per capire se possono farla o meno. Sono rimasto alla guida di questa squadra perché amo questi colori e sono perfettamente consapevole di quello che ci aspetta nel prossimo campionato».
Eppure, nonostante il budget non permetta certo i salti mortali, Bisoli promuove a pieni voti la politica societaria. Sono arrivati due suoi fedelissimi (Della Rocca e Capelli) e tanti giovani, fra cui spicca Federico Bonazzoli, uno che Roberto Mancini ai tempi dell’Inter definì un predestinato: «Non dobbiamo mettergli pressione – taglia corto il nocchiero di viale Rocco – sta lavorando assieme a noi e si sta calando nella nuova realtà. È ancora lontano da quello che gli stiamo chiedendo, ma bisogna avere pazienza e non caricarlo di eccessive pressioni. Gliel’ho detto io e gliel’hanno detto anche i compagni di squadra. Si metterà presto al pari, ma ripeto che serve puntare le luci dei riflettori altrove in questo momento. Della Rocca e Capelli li ho voluti io, perché so che persone sono prima di che cosa possono dare sul campo, perché conoscono i miei metodi di lavoro e si possono inserire nel gruppo senza problemi. Lo stanno già facendo, anche se hanno un po’ dimenticato che serve prima di tutto il sacrificio quando si lavora con me. È la prima cosa che perdi quando stai fuori un po’ oppure non gioca con continuità assoluta».
Oggi alle 16.30 il primo test contro una rappresentativa locale, mentre sono ben definite anche in ritiro le gerarchie del gruppo, con Chinellato, Mandorlini, Russo, Bindi, Favaro, De Cenco e Candido che svolgono la parte atletica con i compagni e poi si allenano in modo differenziato rispetto ai compagni. A proposito del portiere biancoscudato Bindi: il Pordenone sembra voler stringere i tempi, le parti stanno trattando e la fumata bianca sembra vicina. Per tutti gli altri l’impressione è che si dovrà attendere, compreso per Chinellato, che non ha accettato la Viterbese.