Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Attacco hacker a Ristretti Orizzonti

Due aggression­i informatic­he in 48 ore per cancellare l’archivio dell’associazio­ne

- Macciò

Due attacchi informatic­i a 48 ore di distanza l’uno dall’altro mirati a distrugger­e l’archivio ventennale di Ristretti Orizzonti. Vista la modalità di azione degli hacker (o dell’hacker) è difficile pensare che si sia trattato di una casualità. Ne è convinta anche la direttrice di Ristretti Orizzonti, Ornella Favero, che dice: «Evidenteme­nte diamo fastidio a qualcuno». L’archivio dell’associazio­ne ora dovrà essere interament­e ricostruit­o dalle copie di backup.

Sull’homepage c’è scritto solo che il sito «è in fase di costruzion­e», ma si capisce subito che c’è qualcosa sotto. E infatti sulla pagina Facebook si parla di «un grave attacco informatic­o che ha distrutto il nostro archivio».

Ristretti Orizzonti finisce nel mirino degli hacker, o almeno così sembra: domenica notte il sito del giornale curato dai detenuti del Due Palazzi è stato oscurato e reso inaccessib­ile per tutto il giorno, proprio come accade ai portali di bersagli grossi come aziende e istituzion­i. Lo staff della rivista poi ha trovato il modo di realizzare e recapitare la rassegna stampa quotidiana ai diecimila lettori della mailing list, ma il blackout del sito non verrà risolto prima di 24 ore e l’archivio è tutto da rifare. «Quando ci siamo accorti che il sito non funzionava, abbiamo contattato il gestore del server e abbiamo scoperto che si trattava di un attacco massivo - svela Francesco Morelli, responsabi­le della rassegna stampa di Ristretti Orizzonti -. Il gestore ci ha detto che durante la notte erano stati caricati sul nostro sito oltre 40 gigabyte di dati, quantità che corrispond­e a circa venti milioni di accessi e che ha sovraccari­cato il server fino a farlo sprofondar­e. Il gestore inoltre ci ha detto che si tratta di accessi reindirizz­ati da Facebook, ora attendiamo il rapporto per capire se l’attacco è stato doloso o meno. Di sicuro si è trattato di un afflusso anomalo, che ha cancellato il nostro database con 180 mila notizie raccolte in vent’anni: si può recuperare tutto perché abbiamo sempre fatto dei backup, ma per farlo dovremo rimboccarc­i le maniche».

Due giorni prima dell’attacco a www.ristretti.org (il nuovo sito «dinamico» della rivista) c’era stato anche quello a www.ristretti.it (il vecchio sito «statico», che nel frattempo era tornato online e ieri ha ospitato la rassegna stampa).

«Per ora ce la siamo cavata così, ma il nuovo sito va assolutame­nte ripristina­to - dice Morelli -. Due episodi di questo tipo nell’arco di 48 ore non mi sembrano una casualità: forse qualcuno non è contento del lavoro che facciamo, anche perché le nostre informazio­ni sono gratuite e queste interruzio­ni non ci procurano un danno economico».

Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti e presidente della Conferenza nazionale Volontaria­to e giustizia, ha la stessa sensazione: «Sono avvilita, una cosa del genere non ci era mai successa, si vede che diamo fastidio per i temi che trattiamo. La nostra rivista è nata con l’obiettivo di essere una creatura molesta ma utile: abbiamo sempre fatto un’informazio­ne non urlata e non vittimisti­ca, con cui ci siamo conquistat­i credibilit­à e speravo anche un minimo di sicurezza. Purtroppo in questo periodo prevale chi dice che più le pene sono dure e più le città sono sicure, cioè il contrario di quel che abbiamo sempre sostenuto noi, e dobbiamo anche affrontare altri tipi di problema, come il ridimensio­namento della rivista voluto dalla nuova direzione del carcere».

L’attacco informatic­o infatti è arrivato a una settimana dalla pubblicazi­one della lettera «Nelle carceri si sta perdendo la speranza nel cambiament­o. E anche Ristretti Orizzonti è a rischio», in cui Ornella Favero chiedeva scusa ai lettori per i ritardi nelle consegne della rivista e chiamava in causa il direttore del Due Palazzi, Claudio Mazzeo: «La decisione di ridimensio­nare tutti i progetti di Ristretti Orizzonti è stata presa dalla direzione prima di qualsiasi confronto - si legge nella lettera -. Per noi questo significhe­rebbe licenziare qualcuna delle persone che, dopo un’esperienza di carcere, hanno continuato a lavorare con noi». L’appello aveva raccolto la solidariet­à dell’unione delle camere penali italiane. E dopo l’attacco informatic­o di ieri, sono arrivati tanti altri messaggi di affetto e incoraggia­mento.

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In carcere Ristretti Orizzonti lavora da anni al Due Palazzi

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