Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Nuovo campus di Ingegneria in Fiera nasce il tavolo Bo, Comune e Camera
Rizzuto: «Spazi stretti e separati», Santocono: «Troveremo un accordo valido»
Acque (ancora) agitate dalle parti di via Tommaseo.
Con l’uscita di scena dei francesi di Gl Events, con 17 anni d’anticipo rispetto al termine del contratto di privatizzazione siglato nel 2005, la strada imboccata dalla «nuova Fiera pubblica», pareva tutta in discesa. Ma invece, dopo un’estate di calma piatta (o quasi), con i padiglioni di Padova Est occupati come di consueto dal Pride Village, c’è già un primo scoglio da superare. Tanto che entro l’inizio della settimana prossima, tutti gli attori coinvolti nel futuro del quartiere espositivo, che nel 2019 festeggerà un secolo di vita, si troveranno attorno allo stesso tavolo per dirimere la questione dal punto di vista tecnico e, soprattutto, da quello economico.
Il problema riguarda la collocazione, all’interno della Fiera, di alcune aule e laboratori della Scuola d’ingegneria dell’università e il fatto che il rettore del Bo Rosario Rizzuto, che necessita di spazi in grado di ospitare circa 4mila studenti, non gradisca la soluzione prospettatagli dagli attuali gestori (per conto di Comune, Camera di Commercio e Provincia) dei padiglioni di via Tommaseo. Cioè gli imprenditori Andrea Olivi e Luca Griggio, titolari della Geo Spa e da sempre scettici, per usare un eufemismo, sulla possibile convivenza delle attività dell’ateneo con quelle di stampo fieristico («La Fiera non è un’aula studi», diceva Olivi). Il progetto della scuola di Ingegneria fa parte del progetto più ampio, avviato dal sindaco Sergio Giordani e dall’ex presidente dell’istituto camerale
La contrarietà di Geo Andrea Olivi e Luca Griggio sono contrari al progetto di fare della Fiera un campus
Fernando Zilio, che mira a trasformare la Fiera in una sorta di hub dell’innovazione tecnologica. Anzi, in un competence center nel quale il mondo della conoscenza e quello dell’impresa operino a stretto contatto.
Ma nelle scorse settimane, durante un sopralluogo in via Tommaseo, Rizzuto ha appunto constatato che i locali destinati all’università sarebbero non solo troppo piccoli, ma anche inspiegabilmente separati gli uni dagli altri: «Abbiamo bisogno di uno spazio più grande, che sia collocato all’interno di un corpo unico. Altrimenti – continua a ripetere il numero uno del Bo – cercheremo un posto da un’altra parte». Non però a Voltabarozzo come vagheggiato qualche giorno fa.
L’impressione però è che il nodo sia di natura più economica che tecnica. E una certa conferma, tra le righe, arriva dal neopresidente della Camera di Commercio Antonio Santocono: «Quello di realizzare in Fiera un competence center in cui far dialogare le realtà del sapere con quelle del lavoro – premette – è un progetto che mi trova certamente d’accordo. Poi però è chiaro che sia necessario confrontarsi e stabilire bene chi fa cosa e chi mette i fondi. Per risollevare le sorti dell’area di via Tommaseo, infatti, mi pare che il Comune e l’istituto che presiedo abbiano già abbondantemente fatto la loro parte, ricapitalizzando la società con un totale di 60 milioni di euro. Comunque capisco la posizione del rettore dell’università e sono sicuro che, tutti assieme, troveremo una soluzione. Magari coinvolgendo, perché no, pure qualche investitore privato».