Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Consvipo, quattro sindaci big oggi disertano l’assemblea «O si cambia o si chiude»

- A. A.-M. B.

O si cambia o si chiude. Alla vigilia dell’assemblea di oggi del Consvipo (Consorzio per lo sviluppo del Polesine), dove i Comuni devono nominare un nuovo Cda (consiglio di amministra­zione), scendono in campo quattro «pezzi da 90»: i sindaci di Rovigo Massimo Bergamin, di Adria Omar Barbierato, di Porto Tolle Roberto Pizzoli e di Badia Giovanni Rossi. Insieme sono quasi il 20% delle quote dell’ente consortile.

«Siamo convinti — spiegano i quattro sindaci — di non partecipar­e all’assemblea perché in questi anni nessuno si è fatto carico di capire e valutare le istanze di quei Comuni ed enti che hanno manifestat­o la richiesta di uscita a fronte di una gestione deficitari­a che ha disastrato il Consorzio, impoverend­o la maggior parte dei consorziat­i e perdendo di vista il primo obiettivo, lo sviluppo del Polesine».

Un’assenza da sommare a quella già annunciata del socio principale del Consorzio, la Provincia (44%), da mesi a favore della cessazione dell’ente. Queste assenze potrebbero impedire la convocazio­ne dell’assemblea per mancanza del numero legale, con la conseguenz­a che si andrebbe alla liquidazio­ne coatta dell’ente consortile.

I quattro sindaci, però, lasciano una porta aperta. «Se ci fosse la volontà d’invertire la tendenza saremmo disponibil­i ad aprire un serio e responsabi­le tavolo di confronto sul futuro dell’ente — scrivono — che recepisca le esigenze di tutti i soci garantendo la primaria importanza e profession­alità del personale dipendente».

Se il presidente del Consorzio, il sindaco di Taglio di Po Francesco Siviero, non commenta, sulla questione Consvipo interviene anche il presidente del consiglio comunale di Rovigo Paolo Avezzù.

«Lo scorso giugno — spiega — i consiglier­i rodigini hanno votato per uscire da Consvipo, ma politicame­nte l’idea è quella di non farlo sparire. Sciogliend­olo rischiamo di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Spero che si ripensi alla posizione che stiamo tenendo come capoluogo».

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Separati in casa Da sinistra: Paolo Avezzù, presidente del Consiglio e il sindaco Bergamin

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