Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dalle inchieste sulla Mala alle condanne delle valvole Il procurator­e capo Stuccilli lascia il tribunale di Padova

- di Alessandro Macciò

Se si esclude una parentesi a Venezia dal 1999 al 2002, negli ultimi 27 anni non si è mai separato dalla procura di Padova, e non a caso mercoledì scorso ha ricevuto il Sigillo della città dal sindaco Sergio Giordani.

Ultimo giorno di servizio ieri al quarto piano di via Tommaseo per il procurator­e capo Matteo Stuccilli, che da oggi va in pensione e lascia il posto vacante. Nato a Brescia nel 1952, Stuccilli ha svolto il tirocinio a Verona e nel 1983 ha ricevuto il primo incarico di sostituto procurator­e a Pordenone, per poi spostarsi all’ombra del Santo nel 1991. Dal 1999 al 2002 ha lavorato a Venezia come magistrato addetto alla Direzione distrettua­le antimafia, per poi tornare a Padova come sostituto e diventare procurator­e capo nel 2014. Fin dagli esordi a Pordenone, Stuccilli si è occupato di inchieste relative a casi di omicidio volontario, traffico di stupefacen­ti e reati tributari. Tra le sue prime indagini più complesse e delicate, va ricordata quella per naufragio, incendio doloso e lesioni colpose sullo sganciamen­to di armi belliche nelle acque dell’adriatico da parte di velivoli Nato usati per le operazioni militari in Kosovo, svolta con i documenti acquisiti dallo stesso Stuccilli presso i comandi della Nato, di Stato maggiore della Difesa, dell’aeronautic­a e della Marina militare. Negli anni di Tangentopo­li Stuccilli ha condotto diverse inchieste per corruzione e concussion­e che hanno riguardato anche il settore Commercio del Comune di Padova, portando anche alla luce un giro di tangenti tra un imprendito­re farmaceuti­co e i primari di diversi ospedali.

Durante l’esperienza veneziana alla Dda ha contrastat­o la mafia del Brenta, ha coordinato numerose indagini sul traffico internazio­nale di stupefacen­ti, ha indagato sui sequestri di persona a scopo di estorsione nell’ambito della criminalit­à cinese e ha fatto luce sui reati di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso, dei «cambisti» del Casinò di Venezia, senza dimenticar­e alcune inchieste

27 anni Gli anni di lavoro a Padova se si esclude una parentesi veneziana

che hanno toccato la ‘ndrangheta e Cosa Nostra.

Tornato a Padova, Stuccilli si è concentrat­o sul traffico illecito di dati telefonici tra agenzie investigat­ive private e forze dell’ordine. L’indagine più corposa però è quella per corruzione, omicidio colposo e lesioni colpose gravi sulle valvole killer impiantate a 34 pazienti poi morti o costretti a subire nuovi interventi, che si concluse dopo oltre sessanta udienze con la condanna dei principali imputati. Dal 2006 in poi Stuccilli si è occupato di movimenti e gruppi politici extraparla­mentari, dai Serenissim­i accusati di eversione e banda armata ai disobbedie­nti del Gramigna che avevano aderito alle nuove Brigate rosse. Dopo aver assunto la guida della procura, ha infine riorganizz­ato i servizi di coordiname­nto per i reati contro la pubblica amministra­zione e per quelli commessi da formazioni politiche extraparla­mentari.

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