Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Colomban vira: «La Lega capisce quanto pesa il Pil»
L’INTERVISTA L’IMPRENDITORE Il trevigiano (che fu) grillino: «Solo la crescita libera risorse»
Massimo Colomban, l’imprenditore che fu vicino ai 5 Stelle ed è stato assessore nella giunta Raggi, vira nel giudizio sull’economia: «La Lega ha capito quanto pesa il Pil, il Movimento un po’ di meno».
«Inutile girarci attorno: il problema principale del governo, di questo come lo è stato per i precedenti, è la ripartenza economica. Se il Pil non risale non ci sarà mai un gettito fiscale sufficiente a permettere la concretizzazione dei progetti di benessere per il Paese che si sono promessi. La Lega ne è abbastanza consapevole ma nei cromosomi del Movimento 5 Stelle questo non è ancora entrato».
A parlarne è Massimo Colomban, imprenditore trevigiano, fondatore di Permasteelisa (colosso dei rivestimenti architettonici) ed ex assessore alle Partecipate della giunta capitolina di Virginia Raggi, incarico abbandonato con le dimissioni lo scorso anno.
Quando l’esecutivo gialloverde, a tarda primavera, prese forma, Colomban confessò di essere stato a lungo scettico sulla «fusione a freddo» di espressioni politiche così diverse ma di essersi un po’ ricreduto alla lettura del contratto di governo. In particolare per l’equilibrio riservato alla materia economica con le buone intenzioni rispetto alla necessità primaria di riaccendere i motori al Pil industriale. Ma è una sensibilità che oggi sembra intercettare quasi solo nella Lega. E così, per lui pare un rientro all’alveo originario del suo impegno politico, fatto di grande vicinanza al governatore Luca Zaia che sostenne alle regionali del 2010 attraverso l’adesione all’alleanza di Centro.
Fondatore e portavoce di Confapri, «movimento di cultura civica e democratica di imprenditori, manager e professionisti» nonché della rete di produttori e risparmiatori «Rete Salviamo l’italia», Colomban ricorda ora come attraverso queste associazioni si stia cercando di far presente, con i numeri, la relazione diretta tra la crescita dell’economica e la fortuna che un Governo potrà avere.
Una crescita del Pil fra un punto e un punto e mezzo, come ci si attende per il 2018, non è sufficiente?
«Senz’altro no. Per uscire dal tunnel bisogna stare ampiamente sopra il 3%, oserei dire più vicini al 5%».
Non serve scendere in piazza: il governo dimostra di avere sensibilità La crescita dell’1,5% non basta, il Pil deve crescere di quasi il 5%
L’impostazione è condivisa dal mondo delle imprese, anche se forse a molti basterebbe pure un po’ meno. In questi giorni c’è un movimento trasversale di ambienti industriali e sindacali che medita di far sentire la propria voce a Palazzo Chigi con manifestazioni di piazza. Che ne pensa?
«Non credo serva: il nuovo governo è all’opera da pochi mesi e alcune misure che vanno in questa direzione nell’agenda del Governo ci sono. Penso alla Flat Tax, nonostante la proposta debba essere migliorata e raffinata. Comunque una proposta in tal senso, per quanto di principio, dimostra che una sensibilità c’è».
È un tasto sul quale insiste la Lega. Gli alleati del M5S puntano sul reddito di cittadinanza per stimolare anche un po’ i consumi interni.
«Credo sia naturale che la Lega sia un passo avanti nell’elaborare iniziative di natura fiscale. È nata nel Nord produttivo dove, da sempre, le tasse sono un nervo scoperto».
Sul reddito di cittadinanza che idea si è fatto?
«Se lo interpretiamo come allargamento dell’offerta di welfare ha una sua logica, al netto della mia refrattarietà a ogni misura che possa ricordare l’assistenzialismo».
Insomma secondo lei si può fare?
«Dal punto di vista economico l’intervento vale qualcosa come cinque miliardi. Non sono pochi ma evidentemente i soldi ci sono se altrettanti sono andati alle politiche a sostegno dei migranti. Che io non avrei speso cercando di evitare gli sbarchi sulle nostre coste».