Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Abano si prende il Primo Roc «Mai più profughi alle Terme»

Il sindaco : «Non so cosa faremo della caserma, ma so cosa non faremo»

- Davide D’attino

Nessuno al momento sa dire, nemmeno il sindaco aponense Federico Barbierato, quale sarà la sua destinazio­ne futura. Tutti però, a cominciare dallo stesso Barbierato, sono certi di una cosa: l’ex caserma Primo Roc di Abano, 60mila metri quadri di superficie abbandonat­i dai militari nel 2000, non potrà più essere presa in consideraz­ione da nessuno per essere utilizzata come centro d’accoglienz­a per i profughi.

Anche se oggi il rischio di una ricollocaz­ione dei profughi sembra remoto, l’ipotesi appena ricordata, era stata fatta dall’ex viceprefet­to vicario di Padova Pasquale Aversa, oggi indagato per i suoi rapporti poco chiari con la cooperativ­a Edeco che gestisce gli hub di Bagnoli e Cona. Tra il 2016 e il 2017 infatti, dopo l’arresto dell’allora primo cittadino Luca Claudio, Aversa rivestiva contempora­neamente il ruolo di commissari­o nel paese termale ai piedi dei Colli Euganei e quello di responsabi­le per la gestione dell’accoglienz­a. È dunque soprattutt­o questo il senso dell’annuncio fatto ieri dal sindaco Barbierato che, di fronte all’ex Primo Roc, ha appunto reso noto che, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, l’agenzia del Demanio cederà gratuitame­nte al Comune di Abano l’ex caserma di via Roveri, in località Giarre. «Stiamo per centrare – ha evidenziat­o il primo cittadino, già direttore generale dell’ascom e da giugno 2017 a capo di una maggioranz­a di centrosini­stra – quello che era uno dei punti principali del nostro programma elettorale. L’altro ieri, lunedì, mi è arrivato il parere favorevole del direttore regionale del Demanio, Dario Di Girolamo, dopo che il prefetto di Padova Renato Francesche­lli aveva già dichiarato, nero su bianco, che l’ex Primo Roc non sarebbe più stata adoperata per fini governativ­i. Per tutta la comunità aponense si tratta di un grande risultato. Ma anche di un grande onere, perché gestire una superficie così vasta, abbandonat­a da 18 anni, non sarà affatto semplice».

Per la cronaca va ricordato che, già nell’ottobre del 2015, l’allora sindaco Claudio aveva avviato un’operazione del genere, firmando un protocollo d’intesa con il Demanio e il ministero della Difesa che prevedeva una vera e propria permuta: l’ex caserma di Giarre al Comune in cambio di un’area di proprietà comunale in via Calle Pace in cui realizzare la nuova stazione dei Carabinier­i. Alla fine però, dopo l’arresto di quello che

Razzismo stop, Padova accoglie e l’adl: erano almeno una ventina i rappresent­anti delle associazio­ni padovane che ieri mattina, davanti alla prefettura, hanno chiesto la chiusura dell’hub di Bagnoli e di Cona «È stato l’ostruzioni­smo della Lega a creare gli hub. Sono loro i responsabi­li». (r.pol.) era stato ribattezza­to «il re delle Terme» e l’arrivo ad Abano del commissari­o Aversa, non se n’era fatto più nulla.

«L’ex Primo Roc – ha spiegato ieri Barbierato – si trova in una posizione strategica importante, dato che a due passi ci sono la stazione ferroviari­a e la tangenzial­e per Padova. Ma prima di sbilanciar­mi sul suo possibile utilizzo futuro, mi piacerebbe coinvolger­e non solo tutti i nostri cittadini, ma anche ad esempio l’università, che potrebbe darci più di qualche spunto a livello progettual­e».

Al momento, non esistono perizie sul valore immobiliar­e dell’ex caserma di via Roveri. Però va registrato che, in base all’accordo raggiunto con il Demanio, il 25% della sua eventuale vendita sul mercato privato dovrà essere corrispost­o allo Stato. «Ripeto – ha precisato ancora il sindaco aponense – Non c’è ancora un’idea precisa. Decideremo con calma, insieme alla gente». Ma non è un caso che ieri mattina, a fianco di Barbierato, ci fossero alcuni esponenti di «Abano dice no». Cioè il comitato di cittadini che, durante la gestione Aversa, si era duramente opposto (avendo poi la meglio) all’arrivo dei profughi all’ex Primo Roc.

È attesa nell’arco di 48 ore la decisione del Tar sul ricorso di Pietro Litta, il docente di Ginecologi­a del Bo che è stato sospeso dall’insegnamen­to (e dallo stipendio) per un anno. La punizione decisa dal Cda di Ateneo è scattata a inizio luglio e si basa sulla puntata di Petrolio andata in onda lo scorso gennaio, in cui Litta chiede duemila euro a una giornalist­a del programma Rai che finge di essere una paziente per accorciare le liste d’attesa. Ieri, nella prima udienza al Tar, Litta ha definito incongrua la sanzione del Bo e ha chiesto di sospenderl­a. (a.m.)

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La caserma L’interno del Primo Roc a Padova

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