Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Biasion, i rally e quel mondiale nella leggenda
Nel 1988 il bassanese, col co-pilota Tiziano Siviero, vinse il titolo su Lancia Delta, l’anno dopo il bis: stasera le celebrazioni. «Una festa commovente»
Un trionfo che ha segnato la storia del rally: nel 1988 il titolo mondiale dei bassanesi Miki Biasion (in foto) e Tiziano Siviero, stasera una festa a Bassano.
Era il 1988, anno di tantissima grazia per lo sport italiano. Alberto Tomba dominava alle Olimpiadi di Calgary, Gelindo Bordin metteva tutti in fila a Seul nella maratona olimpica e l’equipaggio formato da Massimo «Miki» Biasion e Tiziano Siviero, bassanesi doc, vinceva il Mondiale rally con la mitica Lancia Delta integrale. Titolo che avrebbero bissato anche l’anno dopo. E stasera alle 20, per il trentennale, Biasion e Siviero verranno festeggiati a Bassano, al teatro all’aperto del castello degli Ezzelini. Miki Biasion oggi ha 60 anni ma la verve è ancora quella del ragazzo che sognava successi e vittorie al volante.
Biasion, anche per un campione iridato gli inizi sono, diciamo così, particolari...
«Ho iniziato da ragazzino con la moto da cross e me la cavavo anche bene. Poi però è sbocciato il vero amore, quello per i rally».
E già c’era l’amicizia e la passione comune per i motori con Tiziano Siviero?
«Sì, amicizia nata al liceo, sui banchi di scuola. Io facevo cross, lui regolarità: gli piacevano i controlli, i passaggi orari... diciamo che era già un navigatore dentro».
Il primo rally?
«Ah, avevo forse 19 anni ed era una corsa diciamo “non ufficiale” organizzata proprio da Tiziano con altri amici. Io partecipai con la Renault 5 che avevo preso di nascosto a mia madre».
Come andò a finire? «Andò a finire che mi ritrovai fuori strada quasi subito, danneggiai la macchina e tornai a casa a piedi. Insomma, non un successone».
La coppia Biasion-siviero quando nasce?
«Nel 1979 con una Opel Kadett, nel campionato Triveneto e nel Nazionale: undici gare e undici arrivi».
Poi, con gli anni nasce invece la coppia a bordo della
Lancia Delta, con il mito che si porta appresso...
«Nel 1983 vinciamo il titolo italiano ed europeo e dal 1986 abbiamo corso il mondiale: lì con la S4 il primo successo nel rally di Argentina». Il suo primo flash di quel giorno?
«L’arrivo nello stadio di Cordoba con sessantamila
spettatori tutti eravamo ad applaudirci. gli “italiani Per volanti”, i nostri connazionali immigrati erano tanti».
Quelli erano gli anni delle auto gruppo B, bolidi leggeri con motori pazzeschi...
«Altri anni, auto pensate per la prestazione. Ma anche Nuvolari correva con il casco di cuoio: l’evoluzione c’è ma un certo rischio è sempre insito nel nostro sport». Nel 1988 vincete il titolo iridato. Ricordi?
«Tantissimi, belli e coinvolgenti. Compresi i festeggiamenti a Bassano, ci portarono in trionfo: una sensazione indimenticabile».
Quello con Siviero si può definire l’equipaggio perfetto per un rallista?
«Eravamo in simbiosi, caratteri diversi ma profondo rispetto: io più irruente, lui più riflessivo. E ci vuole grande rispetto reciproco per stare 12 ore al giorno in auto trecento giorni all’anno». Biasion, un episodio che le è restato impresso?
«Al rally del Kenia, nel 1989: investii in pieno una zebra. Ripassammo sul posto tre ore dopo e c’era solo lo scheletro. Avevo procurato la merenda per i leoni...». Che cosa fa adesso Miki Biasion?
«Organizzo eventi nell’ambito automobilistico e partecipo a qualche corsa con le auto d’epoca, tutta roba molto tranquilla». E ora si fa festa...
«E che festa... È commovente che in tanti ancora si ricordino di noi».
Miki Biasion
La prima gara? A 19 anni di nascosto, con la R5 di mia madre: andai fuori strada e tornai a piedi...