Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il bar da Mario al Bo diventa un museo
Il locale sarà lo scrigno della storia della goliardia padovana degli ultimi cento anni
Dopo l’insurrezione studentesca (e dei docenti) che ha portato al suo salvataggio, un nuovo progetto è destinato a dare nuova vita al bar di Mario nel cortile di Giurisprudenza al Bo. Il comitato Otto Febbraio ha infatti avviato una raccolta fondi e presentato il progetto di trasformazione dello storico locale in un museo della goliardia unico in Italia. I fondi serviranno per acquistare le teche in cui saranno esposte feluche storiche e papiri.
Non solo l’hanno salvato dallo sfratto, ma gli hanno pure disegnato attorno il museo che racconterà la loro storia ai visitatori di Palazzo Bo. C’è il bar di Mario «Bovis» Sensi - e non poteva essere altrimenti - al centro del progetto elaborato dal Comitato Otto Febbraio, fondato lo scorso novembre da studenti ed ex studenti per tutelare e valorizzare il patrimonio storico e culturale della goliardia patavina e italiana.
Il progetto di allestimento permanente sulla storia della goliardia presentato ieri è il risultato di una battaglia iniziata nell’estate del 2017, quando l’università pubblicò un avviso «per l’affidamento in concessione del servizio bar» che suscitò una sommossa di popolo: dietro a quel bancone infatti non c’era un barista qualsiasi ma una vera e propria icona come Mario, il «Principe del Bo» che ha servito da bere a generazioni di studenti e che pochi mesi prima aveva festeggiato 60 anni di attività nel suo piccolo locale tappezzato di feluche. I vertici dell’ateneo avevano scoperto che l’ultimo bando risaliva a una ventina di anni prima e avevano deciso di sondare il mercato per cambiare gestore, ma non avevano messo in conto una mobilitazione come quella lanciata dalla pagina Facebook «Salviamo il bar da Mario al Bo», che nel giro di poche settimane ha raccolto oltre quattromila firme e alla fine ha trovato un compromesso proprio con la fondazione del Comitato Otto Febbraio, nato per lasciare Mario al suo posto e inserire il suo bar in una cornice accettabile non solo dal punto di vista affettivo ma anche da quello burocratico.
Un anno dopo, quella cornice comincia a prendere la forma di un museo sulla storia della goliardia: l’atrio del Bo davanti al bar di Mario ospiterà cimeli di ogni tipo ed epoca, dalle feluche alle placche degli ordini goliardici, dai libri sulle tradizioni studentesche ai papiri di laurea, e poi bolle, codicilli, manti e insegne, con reperti acquisiti dalle collezioni private che affondano le radici nel Novecento e si spingono fino al 1898, quando vennero festeggiati i cinquant’anni dall’insurrezione studentesca dell’8 febbraio 1848 contro i soldati austroungarici.
Il progetto non ha una tempistica precisa e si divide in tre fasi, a partire dalla raccolta fondi per l’acquisto degli arredi: la campagna di crowdfunding lanciata ieri sul sito del Comitato punta a raggiungere 30 mila euro per acquistare vetrine di varie dimensioni, espositori, totem e attrezzature multimediali. Una volta incassati i fondi necessari, i curatori della mostra sceglieranno il materiale da esporre secondo il filo conduttore della coerenza storica. Il terzo e ultimo passo sarà l’apertura al pubblico della mostra con accesso libero e la sua inclusione nei principali itinerari per turisti. Ci sarebbe anche un quarto step, che consisterebbe nell’ampliamento del museo alla porzione dell’atrio oggi occupata dalla biglietteria delle visite guidate. Si vedrà.
Intanto, i goliardi si godono il progetto e lanciano un appello a tutti «coloro che hanno vissuto e vivono ancor oggi emozioni e ricordi, diretti o indiretti, della vita universitaria». Ieri Mario ha ricevuto la visita del vicesindaco Arturo Lorenzoni e ha mostrato il papiro di Luciano Merigliano, rettore del Bo dal 1972 al 1984, proclamato dottore in Ingegneria elettrotecnica nel 1947. È solo uno dei pezzi pregiati della collezione Sensi, formata da oltre 5 mila papiri di laurea: «Li conservo a casa, sono il mio passatempo domenicale - spiega Mario -. Il museo? Ce lo siamo sudato e il materiale da esporre non manca di certo». «Il museo è un’idea di cui si parlava da tempo, ma senza il caso che ha messo a rischio Mario forse non avremmo fatto tutto così in fretta commentano Stefano Baroni e Lisa Frasson del Comitato Otto Febbraio -. Vogliamo celebrare la satira come pilastro della libertà e insegnare agli studenti di oggi come si fa un papiro».