Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le vie d’acqua per combattere il degrado della città
Una città completamente diversa, nascosta e dimenticata. Navigare le acque del Piovego permette di scoprire un’altra Padova guardando con occhi nuovi luoghi conosciuti per i quali si passa davanti tutti i giorni. Lo sanno bene le associazioni Amissi del Piovego e Comitato Mura che hanno collaborato alla stesura del progetto di riqualificazione del Parco delle Mura, progetto di 5,6 milioni di euro che avrebbe dovuto essere finanziato con i soldi del bando periferie. «Delle barche sarebbero partite dai Giardini dell’arena: essendo a due passi dalla Cappella Scrovegni si sarebbero potute intercettare molte persone – spiega Alessandro Campioni, presidente degli Amissi del Piovego – Le barche le avremmo messe a disposizione noi, sono quelle che ristrutturiamo autofinanziandoci e le più piccole avrebbero potuto essere guidate dal turista stesso. La vita sull’acqua è stata completamente cancellata negli ultimi 90 anni». La ristrutturazione delle mura, che nascondono sorprese per chi non ha mai navigato, come incisioni alla base di Porta Portello o capitelli visibili solo dall’acqua, permetterebbe anche di combattere il degrado, che affligge soprattutto l’argine. «Una volta che si illuminano le mura, spacciatori e malviventi si allontanerebbero permettendo ai padovani di riprendersi anche questa parte di città che potrebbe attirare investitori privati, quindi aiutare l’economia locale – dice Andrea Micalizzi, assessore ai Lavori Pubblici – Le mura costituiscono il monumento più grande di Padova con gli 11 chilometri di lunghezza, di cui 4 dovevano essere restaurati con l’obiettivo di far riscoprire ai cittadini e ai turisti una prospettiva diversa della città e di combattere degrado e piccola criminalità. Le gare sono già partite quindi voglio proprio vedere come si comporterà il Governo». la cinta muraria da ristrutturare va dall’ex macello di via Cornaro al Bastione della Gatta in viale Codalunga. Oggetto di restauro sarebbero anche i sotterranei. «Non parliamo solo di un restauro architettonico ma anche di un progetto di fruizione di questi spazi perché non devono essere solo scatole vuote – spiega Fabio Bordignon, segretario del Comitato Mura – La prima funzione di questi progetti è didattica ma non è detto che non si possa pensare anche ad altro a più ampio spettro».