Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cercano casa con un operaio del Gambia «Saputo che era nero ci hanno detto no»
Caparra restituita a due studenti: «Denuncerei ma costa». Tanti altri rifiuti in città, poi la resa
«Ah è nero? Allora no, non vi affitto l’appartamento». Così ha detto a Giorgio e Brandon il proprietario di casa, P. C., quando ha visto che il terzo inquilino era un ragazzo del Gambia. Giorgio Piazza, 26 anni, studente di Linguistica, e Brandon Breen, 24 anni, studente di Filologia moderna originario di Boston, a luglio hanno cominciato a cercare casa, come moltissimi altri studenti del Bo. Si sono conosciuti quando Brandon ha fatto uno scambio a Padova e sono diventati subito buoni amici. Quando Brandon ha deciso di venire a studiare a Padova, Giorgio è stata la prima persona che gli è venuta in mente per trovare casa. Tra annunci su internet e incontri in agenzia vanno a vedere un appartamento all’arcella, subito dietro la stazione...
«Era un appartamento davvero bello, ci piaceva parecchio ma avevamo bisogno di un coinquilino. Nel frattempo abbiamo dato la caparra e abbiamo firmato un precontratto per fermarla – spiega Giorgio –. Dopo poco abbiamo conosciuto Alagie, un ragazzo gambiano che fa l’operaio. È molto simpatico e ha ottime referenze, quindi decidiamo di presentarlo al proprietario». Alagie, 23 anni, è arrivato in Italia un paio d’anni fa circa come rifugiato politico. Ha vissuto in una cooperativa, dove ha imparato l’italiano, e, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, ha trovato lavoro come operaio, con un regolare contratto. I suoi ex coinquilini hanno scritto una lettera di referenze e ha preparato la busta paga per darla come garanzia al proprietario. Ma quando se lo è trovato davanti le cose non sono andate bene.
L’uomo si è avvicinato all’orecchio di Brandon e gli ha detto: «Ah, ma è nero? Se l’avessi saputo vi avrei detto subito di no, senza farvi perdere tempo». I ragazzi si sono arrabbiati e hanno preteso la caparra indietro. «Ci siamo rimasti molto male, eravamo increduli. Inizialmente volevamo denunciarlo ma il pensiero delle spese legali e della burocrazia ci ha dissuaso – racconta Giorgio –. Non capisco come sia possibile che nel 2018 ci sia ancora chi non voglia in casa persone di colore. Anche Brandon è straniero eppure non aveva problemi!».
Da quel momento è cominciata un’odissea. «È una questione di principio, non volevamo lasciare Alagie da solo. Quando contattavamo le agenzie dicevamo subito che con noi c’era un ragazzo di colore e ci siamo sentiti rispondere: “Perché non cambiate coinquilino?”. Un puro e semplice pregiudizio, dato che Alagie aveva tutte le carte in regola, un contratto e delle referenze», dice Giorgio. Una donna che lavorava alla cooperativa in cui Alagie aveva soggiornato si era offerta, assieme al marito, di scrivere una lettera di referenze. La coppia aveva preso a cuore il ragazzo, che andava spesso a confidarsi con loro. I tre ragazzi trovano una seconda casa ma vengono fermati già al telefono. «Siete italiani?» chiede l’agente immobiliare. Risposta: «Perché?». «Perché il proprietario non affitta a certi tipi di stranieri».
Altro tentativo: di nuovo un appartamento all’arcella, stavolta in via Buonarroti. Passano tre settimane e l’agente immobiliare scrive un messaggio a Giorgio: «I proprietari hanno detto che non vogliono il ragazzo di colore nonostante ci siano le garanzie». I tre sono esasperati. Alagie ha paura di non riuscire a trovare casa e si sente rifiutato. Ha un contratto di lavoro regolare, paga le tasse, è una brava persona con tante referenze. Eppure nessuno vuole affittargli la casa solo perché nero, come se questa fosse una colpa.
Dopo tante ricerche, i ragazzi, una settimana fa, si sono arresi all’evidenza. Le lezioni cominciano lunedì prossimo e hanno bisogno di un posto dove stare. Giorgio ha trovato una singola in zona Fiera, Brandon una doppia alla Guizza. Alagie sta ancora cercando.