Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Adozione gay, nuovo sì dei giudici È la prima volta di due gemellini
LA SENTENZA BATTAGLIA (VINTA) DA DUE QUARANTENNI Venezia, avranno due mamme. Polemica sull’obbligo di frequentare etero
Seconda adozione gay in Veneto. Probabilmente la prima in Italia a riguardare due gemelli che da oggi avranno due mamme: quella biologica e quella adottiva. Ma è polemica sulla «postilla» inserita da giudici che obbliga i genitori a far frequentare ai bimbi «persone non omosessuali».
Nuova adozione gay in Veneto. A quanto risulta, la prima in Italia a riguardare due gemelli.
Dopo la decisione del giugno 2017 che aveva riconosciuto a una donna la possibilità di adottare la figlia della compagna, martedì il Tribunale per i minorenni di Venezia è tornato a esprimersi in favore della stepchild adoption.
Anche stavolta la protagonista è una veneziana che chiedeva di adottare i gemellini messi al mondo dalla compagna attraverso un percorso di procreazione medicalmente assistita avvenuto all’estero, grazie a un donatore.
Il collegio, presieduto da Maria Teresa Rossi, ha tenuto conto del parere favorevole del pm ma anche della relazione prodotta dall’equipe adozioni dell’usl 3, che per mesi ha seguito la coppia. Dalle informazioni trasmesse ai giudici, emerge infatti che «la ricorrente e la madre dei minori costituiscono una coppia coesa, con un legame solido che si protrae da più di vent’anni» e che entrambe le quarantenni veneziane «vivono la relazione genitoriale con i bambini in modo adeguato».
Quanto basta per «dare un riconoscimento giuridico a situazioni di fatto caratterizzate da positivi e significativi legami affettivi» e quindi concedere «l’adozione in casi particolari» (la stepchild adoption), verificato «in concreto» che «l’adozione corrisponde all’interesse dei minori».
Da oggi, quindi, per la prima volta una coppia di gemellini veneti avrà due mamme.
Anche in questa sentenza, com’era già avvenuto nel primo provvedimento emesso lo scorso anno dal Tribunale per i minorenni di Venezia, i giudici hanno inserito la frase che aveva sollevato le proteste delle associazioni che si battono per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali: le due mamme, infatti, «dovranno avere un atteggiamento aperto verso la loro (dei bambini, ndr) identità di genere per permettere loro uno sviluppo adeguato e l’opportunità di relazionarsi con persone a orientamento non omosessuale».
Soddisfatti i legali Umberto Saracco e Valentina Pizzol, che hanno assistito la ricorrente: «Ancora una volta il Tribunale per i minorenni di Venezia ha saputo decidere in base al superiore interesse dei minori, riconoscendo il loro legame affettivo con la compagna della madre biologica».
Resta aperta la questione dell’inciso sull’«obbligo» di far frequentare ai figli persone eterosessuali. «Una frase - dicono i legali - che purtroppo denota ancora una certa confusione sui temi diversi della identità di genere e dell’orientamento sessuale, a cui si aggiunge l’incomprensibile esigenza di specificare che i minori dovranno relazionarsi anche con persone non omosessuali».
Quasi un’adozione «con riserva», che già lo scorso anno aveva però incassato il plauso di Avvenire, il quotidiano della Cei, che aveva definito la raccomandazione alla frequentare eterosessuali «una sorta di riparazione per una scelta che, se appare in linea con la Cassazione, continua a non risultare del tutto convincente».
Critico invece Mattia Galdiolo, presidente dell’arcigay di Padova, secondo il quale la «raccomandazione» inserita ora nella sentenza dei due gemellini veneti «dimostra che anche i giudici, e non solo i politici, faticano a superare i preconcetti: cinquant’anni di studi dimostrano che la frequentazione di persone gay o etero non influenza affatto lo sviluppo dell’identità sessuale dei bambini».