Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Reddito di cittadinan­za la Lega punge i 5 Stelle: meglio quello di Renzi

La manovra Da Re, un colpo agli alleati

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Si accende il dibattito sul reddito di cittadinan­za e il segretario nathional della Lega Gianantoni­o Da Re sbotta: «Era meglio il reddito di inclusione di Renzi». Posizione condivisa anche da Elena Donazzan (FI), assessore al lavoro mentre il senatore del M5s D’incà dice: «Andrà ai truffati delle banche».

«Era molto meglio il reddito di inclusione che aveva fatto il Pd». E se lo dice Gianantoni­o Da Re, segretario della Lega che mai è stato tenero con i dem, la questione reddito di cittadinan­za è politicame­nte molto seria, vista dal Veneto.

Qui rischiano di arrivare le briciole della misura di contrasto alla povertà, ha avvertito da Venezia l’altro giorno il presidente dell’inps Tito Boeri: «Non più del 2-3 per cento delle risorse andrà a regioni come Il Veneto – ha profetizza­to –. Il reddito di cittadinan­za è fortemente sbilanciat­o al Sud». Il 3% sui 9 miliardi stanziati fanno 270 milioni l’anno (450 euro l’anno per ciascuno dei 600 mila veneti in situazione di povertà: 37,5 euro al mese). Se il 3% preconizza­to da Boeri riguarda invece la percentual­e di beneficiar­i, significa che saranno in 18 mila a percepirla su 600 mila veneti disoccupat­i, sottoccupa­ti o che guadagnano troppo poco.

«Ma allora non è una misura che ha a che fare col contrasto alla povertà, che qui ha dimensioni decisament­e più robuste – nota il direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone – Comunque per noi è essenziale sapere quanti saranno i beneficiar­i per capire se il rafforzame­nto degli Uffici per l’impiego che stiamo effettuand­o è in linea con le necessità e calcolare quante occasioni di lavoro trovare».

A ciascuno dei 18mila andrebbero proposti tre impieghi; oggi in Veneto ci sono mille offerte di lavoro al mese, 12mila in media in un anno. Troppo poche. E poi abilità richieste dalle imprese e offerte dai lavoratori non si incontrano e innamorano a prima vista: la piattaform­a nazionale Excelsior di Unioncamer­e dice che a settembre si cercavano 415 mila lavoratori ma il 26% (circa 170mila) quasi impossibil­i da reperire. Comunque la si giri, o non c’è abbastanza lavoro o non ci sono abbastanza soldi per tutti. Ciò non toglie che nove miliardi siano la misura di contrasto alla povertà più poderosa mai stanziata.

«Sì, finora la povertà è stata la polvere nascosta sotto il tappeto – annuisce l’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione Elena Donazzan – Giusto occuparsen­e per coloro che hanno già dato, come i pensionati, o che non possono più trovare lavoro, come i cinquanten­ni licenziati. Ma non per i trentenni! In questo modo continuiam­o ad allontanar­e Nord e Sud. La misura copia il Reddito di inclusione, non lo migliora e non favorisce il lavoro». Il Rei che oggi viene erogato a 6.500 veneti piace anche a Da Re perché è una misura gestita dai servizi sociali di ogni singolo Comune, non dai centri per l’impiego.

«Il sindaco conosce il territorio e la marginalit­à mentre l’ufficio del lavoro non strumenti per una valutazion­e oggettiva e puntuale – spiega il segretario –. D’accordo dare sostegno al reddito ma poi devi dare riscontro facendo

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Lavoro cercasi Saranno i Centri per l’impiego a gestire il reddito di cittadinan­za ma anche la formazione per chi lo percepirà

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