Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ancora lavoro nero in un’azienda agricola Trecenta, multa da 40 mila euro al titolare
Blitz di Ispettorato e carabinieri: dieci marocchini (nove donne) sfruttati
Nuovo caso di lavoro «nero» nei campi agricoli polesani e multa da 40.000 euro a un imprenditore. Nella tarda serata di giovedì scorso gli uomini e i militari dell’ispettorato del Lavoro di Rovigo, con i carabinieri di Trecenta e della Forestale, hanno ispezionato un’azienda agricola del comune polesano che confeziona mele e pere. Nel controllo trovati al lavoro 10 marocchini, un uomo e nove donne, in regola con il permesso di soggiorno, ma occupati in nero, privi di tutela previdenziale ed assicurativa.
Sono poi emerse anche irregolarità in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ad esempio la mancata effettuazione delle visite mediche per lavoro notturno, il non aver svolto il corso per la guida dei carrelli elevatori e l’assenza di dispositivi di protezione individuale. Tutto tema di segnalazione di carattere penale in Procura.
Al vaglio c’è anche la regolarità dei contratti di appalto fra l’azienda agricola e alcune cooperative, gestite da stranieri, utilizzate per le lavorazioni. Per una di queste società è stata disposta la sospensione dell’attività, che sarà revocata solo quando sarà regolarizzato il personale in «nero».
Il fenomeno del lavoro irregolare nell’agricoltura polesana negli ultimi anni sta segnando numeri importanti. Nel 2016 a Concadirame, Villamarzana, Polesine Camerini, Arquà, Lusia e Castelnovo Bariano sono stati trovati in tutto 52 lavoratori in nero, marocchini, pakistani e italiani.
Nel 2017 in tre diverse aziende, una a Rovigo, una a Occhiobello e la terza a Bagnolo di Po, sono stati scoperti altri 49 lavoratori, soprattutto marocchini e nigeriani. Quest’anno ad aprile un marocchino, residente ad Adria, è stato denunciato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Silvio Parizzi, direttore provinciale di Coldiretti, è lapidario: «Sono ormai molti anni che diciamo ai nostri soci di stare attenti alle cooperative di intermediazione». (A. A.)