Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Padova, il fronte e la Grande Guerra
Fotografie e documenti: al centro San Gaetano il ruolo della città nel 1918
«Sul cappello che noi portiamo c’è una lunga penna nera che a noi serve da bandiera su pei monti a guerreggiar». Nell’eco dei canti degli Alpini che ancora echeggiano tra il Piave e il Grappa, e che appartengono indelebili alla nostra memoria, c’è non solo l’amor di Patria ma l’ossatura morale e la tempra di un popolo che si unì insieme a combattere. La Grande Guerra nelle parole cantate dai tanti italiani che non troviamo nei libri di storia. E che compirono invece, e fino in fondo, il loro dovere in battaglia. «Tavoli di guerra e di pace. 1918. Padova capitale al fronte da Caporetto a Villa Giusti» curata da Marco Mondini e promossa dal Comune di Padova, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è la mostra che al Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova intende richiamare l’attenzione, nella celebrazione del centenario dalla fine della Grande Guerra, sul ruolo strategico della città. Perché a pochi chilometri da Padova, il Piave, il Grappa, l’altopiano e le vette vicentine erano il feroce terreno di scontro.
A Padova quelle azioni venivano studiate e dirette. Da qui partivano ordini che falcidiavano migliaia di ragazzi al fronte. La mostra ripropone l’ultimo anno di guerra conducendo il visitatore dentro le stanze del comando. Armando Diaz, il Maresciallo d’italia, da Padova coordinava un manipolo di esperti che riuscirono a sterilizzare gli effetti della Rotta di Caporetto, a bloccare il nemico con la Battaglia del Solstizio. Fino a quell’armistizio che il 4 novembre del 1918 venne sottoscritto alla periferia della città, in Villa Giusti, dopo essere stato attentamente preparato all’hotel Trieste di Abano.
Lettere, diari, mappe, reperti, fotografie e film d’epoca sono il fulcro della mostra. La prima suggestione della mostra sono i volti dei padovani partiti per la guerra mentre la mostra si chiude con i canti d’epoca. Molte le sezioni della mostra: da «Caporetto» a «Le figure del comando»; «Il cielo e la nuova dimensione della guerra», «Padova ferita»; «La guerra in casa»; «Armistizio, Villa Giusti» e infine: «i ritorni e chi non ritornò». Circa 650mila furono i soldati caduti. Alcuni tra quelli catturati dagli austro-tedeschi vennero rimpatriati in Italia nel 1919 solo per scoprire che i vertici militari li ritenevano poco meno che dei traditori vigliacchi.
Migliaia di ex prigionieri, detenuti in campi di concentramento, morirono di stenti subito dopo il loro arrivo. Mezzo milione di mutilati e invalidi non conobbe mai un ritorno alla normalità. Al pari di molte migliaia di traumatizzati psichici, di cui conosciamo poche storie, sepolte negli archivi dei manicomi. Mostra a ingresso libero. Informazioni e prenotazioni: www.centenariograndeguerra.com