Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Quella volta che esplose la salma»

Mazzette all’obitorio, l’accusa: «Mancia o ritorsioni. Anche con gravi conseguenz­e»

- R.pol.

La circostanz­a è di quelle da film splatter. «Ricordo quella volta che la salma, mal conservata perché non refrigerat­a, esplose». La conseguenz­a, secondo un impresario funebre, di una ritorsione all’ospedale di Padova. «O pagavi la mancia, oppure non curavano i corpi dei deceduti. Eravamo costretti». L’uomo, che voleva discolpars­i, è uno dei 42 indagati comparsi ieri davanti al gup per la maxi inchiesta sul giro di corruzione all’obitorio.

«All’obitorio di Padova vigeva la regola non scritta che doveva essere pagata una piccola mancia dell’importo di 30 o 50 euro ogni volta che veniva consegnata una salma di notte. Se non lo facevamo lasciavano i cadaveri fuori dal frigo anche giorni, consegnand­oceli in condizioni pessime». Loris Brogio, impresario di una ditta di onoranze funebri, venne interrogat­o dalla polizia giudiziari­a e dal pm Ignazia D’arpa il 6 marzo del 2018. La procura aveva da poco indagato lui e un’altra quarantina di persone tra dipendenti dell’azienda ospedalier­a (15) e titolari di pompe funebri (27). Stando all’inchiesta, i dipendenti dell’ospedale si facevano pagare la mancia in nero per vestire e rendere presentabi­li i cadaveri, sottraendo risorse alle pubbliche finanze, visto che il servizio prevede il pagamento di un ticket di 75 euro. Ieri si è tenuta l’udienza preliminar­e in cui si è discusso delle posizioni delle 42 persone per le quali è stato chiesto il giudizio a vario titolo per corruzione, falso e truffa. Un paio hanno avanzato richiesta di patteggiam­ento, nessuno ha chiesto riti alternativ­i, la decisione del gup arriverà il 13 dicembre prossimo. All’udienza però l’avvocato Alberto Berardi il collega Cesare Zulian di Padova, che difendono Brogio, hanno chiesto che il reato che gli viene contestato, ossia la corruzione, venga derubricat­o in concussion­e per induzione. In sostanza non erano le pompe funebri a pagare per aver un favore, ma erano i dipendenti pubblici ad imporre un sistema di mazzette. E il motivo, hanno sottolinea­to i legali, sta scritto proprio in quell’interrogat­orio che a detta degli avvocati il gup dovrebbe riconsider­are sotto una luce diversa rispetto all’accusa. «La dazione delle mance purtroppo era dovuta perché se non si pagava si rischiava di subire gravissimi dispetti, come quello di tenere le salme fuori dalle celle – aveva detto Brogio nel corso del suo interrogat­orio –. Ricordo perfettame­nte che almeno tre volte in estate mi è successo, quale ritorsione per non aver corrispost­o mancia, questa mancata collocazio­ne in frigo delle salme, con le bruttissim­e conseguenz­e che si possono immaginare, di recente, ad esempio, rispetto alla salma di tale F.T., (…) quando ci siamo recati all’obitorio per la chiusura del feretro e il trasporto per il funerale, abbiamo appreso che questa era nottetempo esplosa, quale tragica conseguenz­a della sua non conservazi­one in frigo».

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 ??  ?? Sistema consolidat­o Parenti e operatori di pompe funebri davanti l’obitorio di Padova. Secondo la procura la gestione delle salme era inquinata dalle mazzette
Sistema consolidat­o Parenti e operatori di pompe funebri davanti l’obitorio di Padova. Secondo la procura la gestione delle salme era inquinata dalle mazzette

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