Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Scandalo liste d’attesa, senza modifica rispettate al 12%

Venezia, prescrizio­ni modificate. « Ora Zaia licenzi Dal Ben»

- Di Michela Nicolussi Moro

Se non fosse stato modificato il codice di priorità indicato dal medico di famiglia o dallo specialist­a sulle ricette, solo tra il 12% e il 28% delle prestazion­i richieste sarebbe stato garantito dal Distretto di Mirano dell’usl 3 Serenissim­a nei tempi imposti dalla Regione. E cioè entro 10 giorni dalla prenotazio­ne per il codice B (Breve); entro 30 per il D (Differita); ed entro 90 per il P (Programmab­ile). Utilizzand­o un software comprato ad hoc dall’ex Usl 13 di Mirano nel 2015 e nel 2017 anche dal direttore generale della Serenissim­a, Giuseppe Dal Ben, per tutta l’azienda (costo totale 140mila euro), sono state «riclassifi­cate» con tempi più lunghi 44.600 ricette, così da migliorare la performanc­e nel soddisfaci­mento delle liste d’attesa.

Ma all’inizio dell’anno scorso, controllan­do il debutto della ricetta dematerial­izzata, i tecnici dell’azienda Zero hanno scoperto l’inghippo, denunciato dal governator­e Luca Zaia alla Procura di Venezia, che ha aperto un’inchiesta. E Dal Ben ha sospeso per cinque mesi senza stipendio Stefano Vianello, prima dirigente responsabi­le delle liste d’attesa a Mirano e da gennaio promosso a coordinato­re sanitario della Serenissim­a e a capo del Distretto 2 di Mestre. Incarichi, questi ultimi, revocati dal primo ottobre.

Gli ultimi dati sulla vicenda sono stati illustrati ieri in commission­e regionale Sanità dall’assessore Luca Coletto e da Francesco Bortolan, informatic­o dell’azienda Zero. Su un totale regionale di circa 21 milioni di ricette, l’usl 3 ne ha prodotte 2,8 milioni, di cui 119.398 riguardano Mirano e hanno priorità B e D. Di queste ultime fanno parte le 44.600 modificate, quindi circa una su due è stata riclassifi­cata con tempi sfavorevol­i ai malati. Sono passate dal codice B (10 giorni) al D (30 giorni) 8mila prescrizio­ni; dal B al P (90 giorni) altre duemila; e dal D al P 34.600. In tutto queste ricette prevedono 151.014 prestazion­i (ogni impegnativ­a ne può richiedere fino a otto), tra cui 11.389 prime visite e 15.300 approfondi­menti diagnostic­i (Risonanze, Tac, mammografi­e) richiesti per 15.803 utenti. «Con il codice di priorità indicato dal medico, 10.024 prime visite sarebbero state erogate fuori dai tempi imposti, relegando a un 12% il tasso di soddisfaci­mento delle liste d’attesa — ha spiegato Bortolan — .Dopo la riclassifi­cazione la percentual­e è salita al 90%, perchè solo 1128 prestazion­i erano fuori parametro. Lo stesso vale per gli accertamen­ti diagnostic­i: prima della modifica del codice 15.300 sforavano i limiti, per un rispetto del tempo di attesa limitato al 28% e salito al 92% dopo la riclassifi­cazione e relativo posizionam­ento extra soglia soltanto di 1286 esami. Tutto ciò ci mette a rischio di inadempien­za con il ministero della Salute su due fronti: l’obbligo di corretto flusso informativ­o e il rispetto dei tempi di attesa per il 90% di un set di prestazion­i traccianti con priorità B e D. In gioco c’è un finanziame­nto integrativ­o rispetto al Fondo sanitario di 200 milioni d euro — ha precisato l’esperto di Azienda Zero — che non abbiamo perso perchè tutte le altre Usl sono a norma».

I primi sospetti nascono nel 2016 proprio perchè Mirano è inadempien­te per la soglia del 90% nazionale: parte la segnalazio­ne della Regione a Dal Ben, che viene esortato a mettersi in regola. Segue un’altra nota: nel flusso di prestazion­i erogate inviate al ministero ne manca un milione. Risposta: rimandate, correttame­nte. La terza sollecitaz­ione, a marzo, riguarda le 44.600 ricette riclassifi­cate. E da lì parte un’analisi approfondi­ta di Azienda Zero, che scopre come «il processo di riclassifi­cazione nasce a Mirano già nel 2014/2015, manualment­e». Il Cup ogni giorno cambia la priorità a centinaia di ricette ma nel 2016 non ce la fa più a mano, perciò domanda un software ad hoc al fornitore, che risponde picche: «Nessuna Asl che noi gestiamo ha mai chiesto di effettuare questa attività». Allora l’usl si rivolge a «IG Consulting», che però precisa: «Tramite gara ad evidenza pubblica abbiamo fornito il software che si occupa della valutazion­e dell’appropriat­ezza prescritti­va, individuan­do in modo sistematic­o gli eccessi di prescrizio­ne. Non ha eseguito nessun intervento atto a modificarn­e le precise funzionali­tà».

Intanto l’azienda Zero smaschera un’altra irregolari­tà nell’usl 3: tutti i codici bianchi ai Pronto Soccorso, soprattutt­o di Mestre e Venezia, sono stati visitati dopo 3 ore e 59 minuti di attesa, a fronte di un massimo di 4 ore previsto dalla legge

L’azienda Zero Cambiata la priorità a una prescrizio­ne su due. Danneggiat­i 15mila pazienti in un anno

Luca Coletto Discrepanz­a emersa monitorand­o la dematerial­izzata. Sulle sorti del dg deciderà Zaia

regionale. Per non sforarle, migliaia di codici bianchi risultano spostati in Osservazio­ne breve intensiva, che però non emerge dai verbali di dimissioni. A questo punto Piero Ruzzante (Leu) e Jacopo Berti (M5S) chiedono il commissari­amento dell’usl 3 e quindi il licenziame­nto di Dal Ben, mentre Claudio Sinigaglia (Pd) aspetta l’esito dell’inchiesta. Laconica la risposta di Coletto: «Deciderà Zaia». «La commission­e Sanità non è un’aula giudiziari­a — aggiunge il presidente Fabrizio Boron — giusto l’approfondi­mento tecnico, non l’audizione di Dal Ben».

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