Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Scandalo liste d’attesa, senza modifica rispettate al 12%
Venezia, prescrizioni modificate. « Ora Zaia licenzi Dal Ben»
Se non fosse stato modificato il codice di priorità indicato dal medico di famiglia o dallo specialista sulle ricette, solo tra il 12% e il 28% delle prestazioni richieste sarebbe stato garantito dal Distretto di Mirano dell’usl 3 Serenissima nei tempi imposti dalla Regione. E cioè entro 10 giorni dalla prenotazione per il codice B (Breve); entro 30 per il D (Differita); ed entro 90 per il P (Programmabile). Utilizzando un software comprato ad hoc dall’ex Usl 13 di Mirano nel 2015 e nel 2017 anche dal direttore generale della Serenissima, Giuseppe Dal Ben, per tutta l’azienda (costo totale 140mila euro), sono state «riclassificate» con tempi più lunghi 44.600 ricette, così da migliorare la performance nel soddisfacimento delle liste d’attesa.
Ma all’inizio dell’anno scorso, controllando il debutto della ricetta dematerializzata, i tecnici dell’azienda Zero hanno scoperto l’inghippo, denunciato dal governatore Luca Zaia alla Procura di Venezia, che ha aperto un’inchiesta. E Dal Ben ha sospeso per cinque mesi senza stipendio Stefano Vianello, prima dirigente responsabile delle liste d’attesa a Mirano e da gennaio promosso a coordinatore sanitario della Serenissima e a capo del Distretto 2 di Mestre. Incarichi, questi ultimi, revocati dal primo ottobre.
Gli ultimi dati sulla vicenda sono stati illustrati ieri in commissione regionale Sanità dall’assessore Luca Coletto e da Francesco Bortolan, informatico dell’azienda Zero. Su un totale regionale di circa 21 milioni di ricette, l’usl 3 ne ha prodotte 2,8 milioni, di cui 119.398 riguardano Mirano e hanno priorità B e D. Di queste ultime fanno parte le 44.600 modificate, quindi circa una su due è stata riclassificata con tempi sfavorevoli ai malati. Sono passate dal codice B (10 giorni) al D (30 giorni) 8mila prescrizioni; dal B al P (90 giorni) altre duemila; e dal D al P 34.600. In tutto queste ricette prevedono 151.014 prestazioni (ogni impegnativa ne può richiedere fino a otto), tra cui 11.389 prime visite e 15.300 approfondimenti diagnostici (Risonanze, Tac, mammografie) richiesti per 15.803 utenti. «Con il codice di priorità indicato dal medico, 10.024 prime visite sarebbero state erogate fuori dai tempi imposti, relegando a un 12% il tasso di soddisfacimento delle liste d’attesa — ha spiegato Bortolan — .Dopo la riclassificazione la percentuale è salita al 90%, perchè solo 1128 prestazioni erano fuori parametro. Lo stesso vale per gli accertamenti diagnostici: prima della modifica del codice 15.300 sforavano i limiti, per un rispetto del tempo di attesa limitato al 28% e salito al 92% dopo la riclassificazione e relativo posizionamento extra soglia soltanto di 1286 esami. Tutto ciò ci mette a rischio di inadempienza con il ministero della Salute su due fronti: l’obbligo di corretto flusso informativo e il rispetto dei tempi di attesa per il 90% di un set di prestazioni traccianti con priorità B e D. In gioco c’è un finanziamento integrativo rispetto al Fondo sanitario di 200 milioni d euro — ha precisato l’esperto di Azienda Zero — che non abbiamo perso perchè tutte le altre Usl sono a norma».
I primi sospetti nascono nel 2016 proprio perchè Mirano è inadempiente per la soglia del 90% nazionale: parte la segnalazione della Regione a Dal Ben, che viene esortato a mettersi in regola. Segue un’altra nota: nel flusso di prestazioni erogate inviate al ministero ne manca un milione. Risposta: rimandate, correttamente. La terza sollecitazione, a marzo, riguarda le 44.600 ricette riclassificate. E da lì parte un’analisi approfondita di Azienda Zero, che scopre come «il processo di riclassificazione nasce a Mirano già nel 2014/2015, manualmente». Il Cup ogni giorno cambia la priorità a centinaia di ricette ma nel 2016 non ce la fa più a mano, perciò domanda un software ad hoc al fornitore, che risponde picche: «Nessuna Asl che noi gestiamo ha mai chiesto di effettuare questa attività». Allora l’usl si rivolge a «IG Consulting», che però precisa: «Tramite gara ad evidenza pubblica abbiamo fornito il software che si occupa della valutazione dell’appropriatezza prescrittiva, individuando in modo sistematico gli eccessi di prescrizione. Non ha eseguito nessun intervento atto a modificarne le precise funzionalità».
Intanto l’azienda Zero smaschera un’altra irregolarità nell’usl 3: tutti i codici bianchi ai Pronto Soccorso, soprattutto di Mestre e Venezia, sono stati visitati dopo 3 ore e 59 minuti di attesa, a fronte di un massimo di 4 ore previsto dalla legge
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L’azienda Zero Cambiata la priorità a una prescrizione su due. Danneggiati 15mila pazienti in un anno
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Luca Coletto Discrepanza emersa monitorando la dematerializzata. Sulle sorti del dg deciderà Zaia
regionale. Per non sforarle, migliaia di codici bianchi risultano spostati in Osservazione breve intensiva, che però non emerge dai verbali di dimissioni. A questo punto Piero Ruzzante (Leu) e Jacopo Berti (M5S) chiedono il commissariamento dell’usl 3 e quindi il licenziamento di Dal Ben, mentre Claudio Sinigaglia (Pd) aspetta l’esito dell’inchiesta. Laconica la risposta di Coletto: «Deciderà Zaia». «La commissione Sanità non è un’aula giudiziaria — aggiunge il presidente Fabrizio Boron — giusto l’approfondimento tecnico, non l’audizione di Dal Ben».