Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ex popolari, lo studio legale chiede il 15% dei rimborsi dello Stato
Il caso nell’iniziativa dello studio Calvetti. Il legale: «Lavoriamo senza sosta da 3 anni»
Trasferire allo studio legale il 15% del risarcimento ottenuto, anche qualora i soldi provengano dal fondo governativo istituito a favore dei risparmiatori danneggiati dal crac della Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Fa discutere l’iniziativa pubblicizzata dallo studio legale Calvetti di Treviso, che però si difende: «Non siamo sanguisughe, è merito nostro se lo Stato interviene».
Ex popolari, lo studio legale chiede il 15% del risarcimento che potrà arriverà dal fondo governativo. Il nuovo caso, nella vicenda dei risparmiatori che cercano un risarcimento dopo aver perso tutto con le azioni di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è legato all’ultima iniziativa messa in campo dallo studio Calvetti di Treviso. Tra i più attivi e decisi sul crac delle due popolari, in cui alla fine ai soci, con il decreto di liquidazione, sono state precluse anche le cause per tentare di ottenere giustizia.
L’ultima iniziativa solleva però dubbi sul rapporto con i risparmiatori. L’iniziativa è quella che sta promuovendo un nuovo round di incontri (i prossimi, secondo i volantini, risultano a Vicenza il 5 novembre al Tiepolo hotel e il giorno successivo a Bassano all’hotel Palladio), in cui si possono fissare appuntamenti con i legali, tra le 9,30 e le 20, attraverso un volantino firmato Movimento diritti europei che promuove una non meglio specificata class action degli ex azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. «È ancora possibile agire per ottenere il risarcimento di quanto ingiustamente sottratto e far valere i propri diritti», sostiene il volantino, che fa riferimento ad una «grande azione collettiva riservata e gratuita» per azionisti e obbligazionisti, «con già oltre settemila aderenti».
Il volantino informa che l’iniziativa si appoggiarsi allo studio legale Tlc Lawyers Calvetti &Partners. E da quel che risulta a chi partecipa agli incontri viene proposto, con una partecipazione alle spese di 350 euro per l’associazione Movimento diritti europei, di firmare una serie di documenti: contratto, atto di nomina a difensore di fiducia e contestuale procura speciale, procura alle liti, informative sulla mediazione e negoziazione assistita. Di fatto un mandato a tutto tondo per agire in sede penale, civile estragiudiziale. Ciò che balza subito all’occhio è l’impegno nel contratto a riconoscere allo studio legale «il 15% dell’importo che dovesse essere liquidato quale risarcimento dele perdite subite sulle azioni, ovvero a titolo restitutorio - e qui arriva il punto - anche ove ottenuto in via stragiudiziale da terzi anche con fondi statali». Un rimando alla soluzione del fondo che il governo sta mettendo in piedi, e che dovrebbe iniziare a risarcire chi già abbia una decisione favorevole dell’arbitro Consob, prevedendo un 30% di rimborso di quanto fissato da Acf, con tetto di 100 mila euro.
La domanda è ovvia: qual è la prestazione professionale per un risarcimento che, se il risparmiatore ne avesse titolo dopo la valutazione dell’acf, arriverebbe comunque, compilando un modulo semplificato scaricabile dal sito della Consob? «Ma secondo lei perché si va avanti? - replica Sergio Calvetti -. Perché abbiamo attaccato Bankitalia, Bce e Consob. E lo Stato interviene di fronte alle nostre attività legali, per evitare i contenziosi con gli enti preposti alla difesa del risparmio secondo l’articolo 47 della Costituzione».
Ma le mosse delle associazioni verso il governo, se porteranno al risultato, saranno politiche, non effetto di prestazioni professionali legali. «Invece sì - replica l’avvocato -. Posso far vedere tutto quello che ho fatto contro Bce, Banca d’italia e Consob. Invece se volete scrivere che siamo sanguisughe che pretendono soldi per non for nulla, fate pure».
Resta che l’eventuale rimborso, avendone titolo, arriverebbe comunque. «Noi svolgiamo un’attività professionale - dice ancora Calvetti -. Che tra l’altro, dopo numerosi incontri con Bitonci e Villarosa (i sottosegretari all’economia che seguono l’istituzione del fondo governativo, ndr) ha condotto a un documento, predisposto da me e condiviso dal coordinamento associazioni, per esser inserito nel decreto Milleproroghe, che punta a portare il più possibile nelle tasche dei risparmiatori. Lavoriamo notte e giorno per questo da tre anni: non vado oltre».
Fin qui Calvetti. Con altri due dubbi che restano: quanto l’iniziativa con i risparmiatori può costituire una sollecitazione alla partecipazione censurata dalle norme deontologiche, al pari della richiesta di una quota del 15% sui rimborsi, che in qualche modo può richiamare il patto di quota lite?