Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cappelleri: «L’inchiesta penale non si ferma» A breve saranno chiuse le indagini preliminari
E sulla richiesta del M5S di spostarla a Venezia, il procuratore dice: «Provocazione»
Pfas, per l’indagine in corso con l’istanza di fallimento da parte di Miteni «non cambia nulla». Lo ha confermato ieri il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, che coordina l’inchiesta affidati ai pm Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner: l’istanza di Miteni è un’azione che riguarda l’ambito civile, quindi i tempi dell’inchiesta penale non subiranno modifiche. I vertici della Procura confermano che si sarebbe giunti al giro di boa: entro un paio di settimane dovrebbero essere tirati i fili dell’inchiesta. Cappelleri ne ha parlato ieri, soffermandosi anche sulla richiesta di avocazione dell’indagine avanzata alla Procura generale di Venezia da parte del M5S. Per il procuratore si tratta di una «provocazione», visto che istanze di questo tipo possono essere legittimamente presentate solo da chi è persona offesa nell’indagine in oggetto.
I tempi, comunque, sono ormai maturi. L’ipotesi su cui sta lavorando la pubblica accusa è quella di disastro ambientale, con la diretta responsabilità dell’azienda di Trissino per lo sversamento nella falda dei Pfas a catena lunga. Miteni li produceva fino al 2011. L’indagine vede nove manager ed ex manager della spa indagati, fra i quali l’ad Antonio Nardone, ed è stata aperta all’indomani del ritrovamento, da parte della
L’accusa
L’ipotesi è di disastro ambientale, con la diretta responsabilità della società di Trissino per lo sversamento di Pfas a catena lunga
stessa azienda, di un grosso cumulo di rifiuti sepolti vicino al torrente Poscola. Fuori dallo stabilimento. Gli investigatori hanno chiesto all’esperto di fama mondiale Tony Fletcher, che già si occupò negli Usa di un caso analogo di inquinamento legato al colosso Dupont, e a quattro specialisti dell’istituto superiore di Sanità di redigere una relazione tecnica per stabilire se i Pfas siano dannosi per la salute pubblica. Come più volte evidenziato dalla Procura, sul tema c’è una sorta di vuoto normativo. «Le sostanze smaltite da Miteni non erano previste tra quelle espressamente vietate dalle leggi antinquinamento», aveva dichiarato ad aprile Cappelleri.