Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Scirocco, alta pressione a Est: un remake del ‘66»
«Ci siamo trovati davanti a una situazione estrema, del tutto sovrapponibile a quella del 1966». Il paragone è ritornato più volte in questi giorni. Ma sentirlo dalla voce pacata di Marco Monai, responsabile del centro meteo di Teolo, un tecnico posato, che odia gli allarmismi fa una certa impressione. Così, mentre il popolo del web, soprattutto da zone di pianura, lamentava precauzioni forse eccessive, faceva notare come in quel momento in Veneto si trovasse «nell’occhio del ciclone», in una pausa ben prevista dai modelli che analizzano l’atmosfera.
Dottor Monai, perché si è ricordato il precedente del 4 novembre di 52 anni fa?
«Perché la previsione, a livello barico e di disposizione delle correnti, è estremamente simile».
Cos’è che, allora e oggi, ha scatenato le piogge record in montagna e sulla fascia Pedemontana?
«A fare la differenza è il grosso gradiente barico tra ovest ed est. Da una parte la perturbazione atlantica, con un minimo strutturato sul mar Ligure, anche se senza raggiungere livelli eccezionali, dall’altra un muro di alta pressione sull’europa dell’est. Questo sbilanciamento ha fatto sì che gran parte d’italia, compreso il Nord Est, finesse nel mirino, in particolare nei rilievi esposti a correnti meridionali».
Quanto ha contato il forte vento?
«L’episodio di scirocco, a partire da domenica, è stato assolutamente notevole. Oggi (ieri per chi legge, ndr) si raggiungeranno raffiche in montagna superiori ai 100 chilometri orari, una velocità degna di nota per il Veneto. Proprio lo scirocco, nel 1966, contribuì agli allagamenti e, naturalmente, c’è una correlazione anche con l’acqua alta a Venezia».
Ci sono anche differenze rispetto all’episodio del passato?
Quella più importante riguarda l’assenza di neve in montagna. È un dettaglio importante perché allora, prima dell’alluvione, nevicò a quote molto basse, attorno ai cinquecento metri. In seguito, proprio per i venti dai quadranti meridionali, lo zero termico si alzò fino a quota tremila. Questo fece sciogliere tutta la neve accumulata. Fu come se avesse piovuto il doppio. Una situazione analoga si è ripresentata nel 2010, almeno per quanto riguarda il Vicentino.
Cosa ci attende nelle prossime ore?
Innanzitutto abbiamo notato che le previsioni si sono rilevate corrette per quanto riguarda le precipitazioni: in molte stazioni sono stati superati i quattrocento millimetri dall’inizio del peggioramento, in una, a Soffranco di Longarone, i cinquecento. Domani (oggi, ndr) non solo cesseranno gradualmente i fenomeni, ma si abbasserà anche la temperatura, con lo zero a quota 1.600. Questo darà modo ai fiumi di respirare.