Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il calo degli iscritti non si ferma, Giurisprudenza corre ai ripari: «Rinnoveremo corsi e contenuti»
Matricole scese del 7% anche nel 2018. I vertici: qualcosa bisogna cambiare
Tutto come prima. Il PADOVA corso di laurea magistrale in Giurisprudenza dell’università di Padova registra un nuovo calo di immatricolati: stando al dato parziale di fine ottobre, infatti, nell’anno accademico in corso i nuovi iscritti sono 300, cioè 25 in meno rispetto all’anno scorso (-7,7%). Pochi in confronto all’emorragia iniziata nel 2009 e proseguita con un calo medio di 81 matricole all’anno, ma quanto basta per far scattare l’ennesimo campanello d’allarme nella facoltà su cui di fatto poggia l’ateneo più antico del Nordest.
Il dato di Padova si inserisce in un trend nazionale che però comprende alcune eccezioni, a partire dalla sede distaccata di Treviso, dove il nuovo corso in Giurisprudenza 2.0, orientato al commercio internazionale e all’attività di impresa, passa da 142 matricole a 162 (+12%). Discorso simile per l’università di Verona, dove l’anno scorso le matricole di Giurisprudenza erano 354 e quest’anno sono scese a 280 solo per effetto del numero chiuso (ma le domande sono rimaste praticamente invariate). Gli aspiranti giuristi sono in aumento anche all’università di Trento, dove si registra un aumento delle immatricolazioni dal Veneto.
Tornando a Padova, il calo delle immatricolazioni non è l’unico dato negativo: Giurisprudenza è in difficoltà anche sotto altri aspetti, come il tasso di laureati rispetto agli immatricolati, di laureati in cinque anni, di abbandoni, di esami superati, la coerenza dei programmi e il rapporto crediti/carico di studio. Il corso rischierebbe la chiusura, se non fosse che l’anvur (l’agenzia ministeriale che valuta università e ricerca) ha deciso di mandare i suoi ispettori nei dipartimenti di Fisica, Medicina e Fisppa (Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata). L’allerta comunque resta alta e i vertici sembrano intenzionati a correre ai ripari
«Il corso di Padova nasce e vive per la formazione delle professioni legali tradizionali, mentre Treviso ha deciso di differenziarsi per rivolgersi a un territorio che chiede figure diverse e più specializzate - dice Patrizia Marzaro, direttore del dipartimento di Diritto pubblico -. È giusto che Padova mantenga la sua vocazione, ma non si può nemmeno lasciare andare avanti il corso con questi numeri e quindi bisogna fare un lavoro di rinnovamento, sia sull’offerta formativa che sull’organizzazione della didattica. A questo proposito il ministero della Giustizia stava elaborando una revisione della classe di laurea in Giurisprudenza che ci avrebbe permesso di disegnare un nuovo corso, ma il progetto si è perso con il cambio del governo. Il rinnovamento dovrà preparare gli studenti al nuovo modo di esercitare le professioni classiche, ad esempio dedicando più attenzione al processo telematico». Giuseppe Amadio, direttore del dipartimento di Diritto privato, è sulla stessa lunghezza d’onda: «L’impostazione tradizionale va preservata, ma bisogna ammodernare i contenuti e semplificare
In Triveneto c’e chi cresce
L’appeal di Legge scende in tutta Italia, ma Treviso, Trento e Verona, facoltà vicine, i dati sono in controtendenza rispetto al Bo
Niente rischio chiusura L’anvur, l’agenzia che valuta atenei e ricerca, manderà ispettori a Padova, ma in altri corsi
il percorso. Penso a meno esami con più crediti, esercitazioni pratiche e prove intermedie». «Il problema è che c’è un solo corso gestito da due dipartimenti - dice Umberto Vincenti, ex presidente della scuola di Giurisprudenza -. Padova avrebbe bisogno di una nuova identità per superare il mito della severità, che rende difficile invertire la tendenza, e ora deve anche fare i conti con la concorrenza di Treviso. La mia sensazione è che andremo incontro a tempi ancora più duri».