Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Marchetti racconta l’amico Foscarini «Uomo leale che si adatta alla rosa»
LA SVOLTA BIANCOSCUDATA Il dirigente del Cittadella: qui Claudio si è forgiato, poi stagioni positive a catena
Stefano Marchetti, ha visto cosa è successo a Padova?
«Non entro nel merito dell’esonero di Bisoli, quelle sono scelte che spettano alla società, io sono un dirigente del Cittadella e non mi permetto assolutamente di giudicare».
Per l’ennesima volta, però, il Cittadella è «fatale» al Padova. Era successo pure a Glerean e a Calori...
«Una coincidenza sbalorditiva, non so come spiegarmela. Era già successo, è come un karma che si ripete... A parte le battute, ci mancherebbe altro, è e resta solo e soltanto una coincidenza».
Claudio Foscarini sulla panchina del Padova. Se lo sarebbe mai immaginato?
«La vita è strana, ci sono situazioni improvvise e altre che uno pensa che succedano e invece non succedono mai. Sono molto contento per lui, è un amico, un bravo allenatore e persona di grande intelligenza e spessore».
A sessant’anni, come Pillon, il segreto è circondarsi di collaboratori bravi?
«Quando era al Cittadella, nel suo staff c’erano Giacomin prima e Gorini poi. E c’era Redigolo, che c’è ancora adesso. Non conosco Alessandro Turone, ma me ne parlano molto bene. E Claudio sa pesare bene le persone, sa scegliere con chi lavorare».
Che allenatore è Foscarini? «Intanto è un allenatore che valuta i giocatori che ha e poi sceglie un modulo. Non è un dogmatico, è un pragmatico e cerca di adattarsi alla rosa che ha. Non a caso ha fatto tanti moduli, tutti diversi, a seconda delle situazioni».
C’è chi dice che a Padova sia più difficile lavorare rispetto che altrove. Cosa ne pensa?
«Che Foscarini è stato dieci anni a Cittadella e si è forgiato, poi però ha fatto bene anche a Vercelli, ma soprattutto a Livorno ed Avellino, due piazze caldissime».
Se ne andò da Cittadella dopo una retrocessione e dopo aver fallito una sola volta.
«Su dieci anni ne ha sbagliata una di stagione. E poi sbagliata per modo di dire, perché eravamo salvi e poi sono successe alcune cose, una concatenazione di eventi negativi pazzesca...».
Qualcuno dice che sia un allenatore morbido...
«È prima di tutto una persona intelligente. Sa essere duro quando serve, sa aperto al dialogo, spiega le scelte ai giocatori, è leale e sa gestire lo spogliatoio».
Ce la fa a salvare il Padova?
«Glielo auguro con tutto il cuore. Non deve dimostrare niente a nessuno, i risultati parlano per lui».
Passiamo a Cittadellavenezia. Da un derby all’altro...
«Siamo sfortunati. Affrontiamo sempre le squadre in momenti particolari. Il Venezia con Zenga è tutta un’altra cosa rispetto a settimane fa».
Scelta giusta cambiare allenatore?
«I risultati sono lì a parlare. Conosco bene Valentino Angeloni, penso che abbia costruito un’ottimo gruppo, mettendo le pedine nei ruoli giusti. Non poteva essere una squadra da retrocessione».
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Lui può essere duro quando serve ma pure aperto al dialogo, sa gestire lo spogliatoio