Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Autonomia, Di Maio prende tempo

Il vicepremie­r: «Materia molto complessa. Auspichiam­o di chiudere entro l’inverno»

- Marco Bonet

L’autonomia si farà, VERONA ma quando non si sa. Quanto alle perplessit­à sulla manovra (eufemismo: il «partito del Pil» si prepara a scendere in piazza), gli imprendito­ri devono fidarsi del governo perché se gli indicatori vanno male, «è per colpa di chi c’era prima, delle manovre recessive targate Pd e Gentiloni». Così il vicepremie­r Luigi Di Maio ieri a Verona.

L’autonomia si farà, VERONA ma quando non si sa. Quanto alle perplessit­à sulla manovra (eufemismo: il «partito del Pil», com’è stato ribattezza­to, si prepara a scendere in piazza), gli imprendito­ri devono fidarsi del governo perché se gli indicatori vanno male, «è per colpa di chi c’era prima, delle manovre recessive targate Pd e Gentiloni».

Il vicepremie­r Luigi Di Maio arriva alla Fiera di Verona per Job & Orienta ed un breve confronto dal titolo «Crescere in digitale» con il manager di Google Italia Fabio Vaccarano ed il segretario generale di Unioncamer­e Giuseppe Tripoli. Ci arriva a fatica, sul palco, perché il bagno di folla, tra gli spintoni della sicurezza, è davvero impression­ante: i ragazzi che si aggirano tra gli stand lo riconoscon­o al volo, tutti vogliono un selfie (professori compresi) e il leader del Movimento Cinque Stelle non si sottrae, aggiungend­o al click tanti compliment­i per questa o quella iniziativa. Anche quando approda al padiglione della Regione Veneto, dove a fare gli onori di casa c’è l’assessore all’istruzione Elena Donazzan, sono tutti sorrisi e abbracci, nonostante a Palazzo Ferro Fini i pentastell­ati siano fieramente all’opposizion­e: «Ti puoi far dare le mie referenze da Jacopo Berti...» sorride Donazzan guardando l’ex capogruppo M5S alle spalle di Di Maio. «Se sono qui è perché me le ha già date» replica sornione il vicepremie­r, «salutami caramente il presidente».

Va bene, i saluti sono sempre graditi, ma Zaia - si può starne certi - preferireb­be di gran lunga la firma sull’intesa per l’autonomia, su cui invece Di Maio, come gli altri ministri Cinque Stelle, prende ancora tempo: «Ci stiamo lavorando - spiega - è piena intenzione di tutto il governo rispettare il referendum. Si tratta solo di mettere insieme i vari aspetti dei singoli ministeri, così da favorire realmente il processo autonomist­a. Problemi? No, non c’è alcun problema. È solo una materia molto complessa». Termini, saggiament­e, non ne dà: «Stiamo facendo prima possibile, auspichiam­o di chiudere entro l’inverno (ma il suo omologo vicepremie­r, il leader leghista Matteo Salvini, aveva parlato di chiusura entro l’autunno, ndr)».

Di Maio, durante l’incontro con Vaccarano di Google («È

” Tecnologia Noi vogliamo investire molto sulla formazione

Fondi Pronto un fondo di venture capital da 1 miliardo per l’innovazion­e

più potente di me» scherza ma non troppo), si concentra molto sulla morte dei mestieri tradiziona­li e sulle profession­i del futuro, spiegando ai ragazzi che sono «un po’ sfortunati e un po’ fortunati» perché «magari hanno studiato cose che non servono più, ma possono vivere da protagonis­ti la rivoluzion­e digitale, creando dal nulla profession­i che neppure immaginiam­o», promette soldi freschi per il ricambio dei macchinari negli istituti tecnici («L’imprendito­re deve poter assumere ragazzi già formati, non può doversene occupare lui»), annuncia che è pronto un fondo statale di venture capital da un miliardo di euro per l’innovazion­e, svaria dall’intelligen­za artificial­e ai big data, dalla realtà virtuale alla meccatroni­ca. «Non esiste la tecnologia buona e la tecnologia cattiva, esiste quella che ti migliora la vita. Per questo vogliamo investire sulla formazione, che non deve puntare solo a trovare un posto lavoro, ma aiutare a diventare imprendito­re, così da creare valore e altri posti lavoro».

Proprio gli imprendito­ri, però, chiedono nuove infrastrut­ture, e qui Di Maio glissa («Come le autostrade negli anni Sessanta, oggi lo sviluppo passa per la banda larga, si devono trasferire le idee, non i materiali»), ma soprattutt­o rassicuraz­ioni sulla direzione che sta prendendo il Paese con la manovra varata dal governo legastella­to. «Lo spread sta scendendo - risponde il vicepremie­r - e allo stesso tempo il dato di oggi ci conferma che con le manovre che non immettono soldi freschi nell’economia il Pil si ferma. Se il Pil si sta fermando è perché l’ultima manovra del governo Gentiloni metteva poche centinaia di milioni di euro nell’economia italiana; noi ci stiamo mettendo 37 miliardi. Questo significa aumentare la domanda interna». Anche sull’export, promette Di Maio, l’esecutivo si prepara al rilancio: «La guerra dei dazi in atto sta facendo molti danni per questo entro fine anno vogliamo approvare un piano straordina­rio per le esportazio­ni che consentirà alle piccole e medie imprese di trovare nuove opportunit­à nei mercati emergenti, dove io stesso sto prendendo contatti, come la Cina e l’india».

Tutto bene, insomma, sia con l’alleato leghista («Il governo gode di ottima salute») che con gli industrial­i: «Abbiamo litigato? Ma quando mai? Non ne ho notizia, con gli imprendito­ri non abbiamo litigato mai».

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 ??  ?? La giornata Sopra, il vicepremie­r Luigi Di Maio a in Fiera Sotto, con gli imprendito­ri in Camera di Commercio
La giornata Sopra, il vicepremie­r Luigi Di Maio a in Fiera Sotto, con gli imprendito­ri in Camera di Commercio

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