Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crac Siauto, Mario Silva verso il giudizio
L’accusa all’ex patron: bancarotta documentale dopo il fallimento del concessionario
Mentre l’azienda era PADOVA in liquidazione, Mario Silva, patron della Società Silva Au- tomobili, poi Autosi, avrebbe preferito pagare banche e so- cietà partecipate rispetto ad altri creditori privilegiati, tra cui lo Stato, che dal concessionario «avanzava» 1,2 milioni tra imposte dirette e indirette per le annate dal 201o al 2012. Bancarotta documentale è, quindi, l’accusa per cui il pm ha chiesto il processo per Silva. Il 6 dicembre la decisione del giudice.
Quando l’azienda era in liquidazione aveva preferito pagare banche e le partecipate con oltre due milioni di euro, anziché procedere al pagamento dei creditori privilegiati come lo Stato, che dall’azienda avanzava un milione e duecentomila euro di imposte dirette e indirette relative agli anni 2010, 2011 e 2012. E’ imputato con l’accusa di bancarotta Mario Silva (a sinistra nella foto), patron della Società Silva Automobili srl, poi divenuta Siauto con concessionaria in zona industriale, dichiarata fallita dal tribunale di Padova nel 2017. Ieri l’udienza preliminare in cui il giudice avrebbe dovuto esprimersi sul rinvio a giudizio chiesto dal pubblico ministero Luisa Rossi, che aveva coordinato le indagini, ma l’udienza è stata spostata al 6 dicembre prossimo.
Stando alle indagini e documentazioni portate alla luce dal curatore fallimentare, Patrizia Santonocito, l’imprenditore Mario Silva non avrebbe rispettato la «gerarchia» dei pagamenti imposta dalla legge fallimentare, dando la precedenza alla liquidazione di debiti nei confronti delle banche e di altre società partecipate. In particolare, in seguito alla vendita di un magazzino, operazione dalla quale sono stati ricavati 973 mila euro, il denaro incassato sarebbe dovuto andare al pagamento del debito nei confronti dello Stato, come pure il provento di un milione 114 mila euro, che sarebbe stato incassato dalla cessione del ramo di azienda alla Siauto, che avrebbe dovuto portare avanti la vendita delle automobili.
Ieri in aula Mario Silva, patron delle concessionarie d’auto che hanno reso famoso il suo nome negli ultimi trent’anni, e padre di Jacopo, ex consigliere comunale, ha ascoltato le dichiarazioni rese al giudice dalla curatrice fallimentare, la dottoressa Patrizia Santonocito, che ha ricostruito lo stato dei conti trovati quando aveva preso in mano le redini della società. L’avvocato dell’imputato, Enrico Mario Ambrosetti, ha tuttavia difeso le scelte imprenditoriali del patron delle concessionarie. L’abbandono del settore delle automobili, per la famiglia Silva, nel 2014 segnò il passo della crisi che aveva travolto il settore. In quel periodo molte concessionarie in zona industriale vennero chiuse, e i capannoni vuoti ora in affitto sono tutt’oggi testimonianza della difficoltà del settore a riguadagnare il mercato di un tempo.
L’udienza Attesa per il 6 dicembre la decisione del giudice