Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Crac Siauto, Mario Silva verso il giudizio

L’accusa all’ex patron: bancarotta documental­e dopo il fallimento del concession­ario

- di Antonio Silvio Calò

Mentre l’azienda era PADOVA in liquidazio­ne, Mario Silva, patron della Società Silva Au- tomobili, poi Autosi, avrebbe preferito pagare banche e so- cietà partecipat­e rispetto ad altri creditori privilegia­ti, tra cui lo Stato, che dal concession­ario «avanzava» 1,2 milioni tra imposte dirette e indirette per le annate dal 201o al 2012. Bancarotta documental­e è, quindi, l’accusa per cui il pm ha chiesto il processo per Silva. Il 6 dicembre la decisione del giudice.

Quando l’azienda era in liquidazio­ne aveva preferito pagare banche e le partecipat­e con oltre due milioni di euro, anziché procedere al pagamento dei creditori privilegia­ti come lo Stato, che dall’azienda avanzava un milione e duecentomi­la euro di imposte dirette e indirette relative agli anni 2010, 2011 e 2012. E’ imputato con l’accusa di bancarotta Mario Silva (a sinistra nella foto), patron della Società Silva Automobili srl, poi divenuta Siauto con concession­aria in zona industrial­e, dichiarata fallita dal tribunale di Padova nel 2017. Ieri l’udienza preliminar­e in cui il giudice avrebbe dovuto esprimersi sul rinvio a giudizio chiesto dal pubblico ministero Luisa Rossi, che aveva coordinato le indagini, ma l’udienza è stata spostata al 6 dicembre prossimo.

Stando alle indagini e documentaz­ioni portate alla luce dal curatore fallimenta­re, Patrizia Santonocit­o, l’imprendito­re Mario Silva non avrebbe rispettato la «gerarchia» dei pagamenti imposta dalla legge fallimenta­re, dando la precedenza alla liquidazio­ne di debiti nei confronti delle banche e di altre società partecipat­e. In particolar­e, in seguito alla vendita di un magazzino, operazione dalla quale sono stati ricavati 973 mila euro, il denaro incassato sarebbe dovuto andare al pagamento del debito nei confronti dello Stato, come pure il provento di un milione 114 mila euro, che sarebbe stato incassato dalla cessione del ramo di azienda alla Siauto, che avrebbe dovuto portare avanti la vendita delle automobili.

Ieri in aula Mario Silva, patron delle concession­arie d’auto che hanno reso famoso il suo nome negli ultimi trent’anni, e padre di Jacopo, ex consiglier­e comunale, ha ascoltato le dichiarazi­oni rese al giudice dalla curatrice fallimenta­re, la dottoressa Patrizia Santonocit­o, che ha ricostruit­o lo stato dei conti trovati quando aveva preso in mano le redini della società. L’avvocato dell’imputato, Enrico Mario Ambrosetti, ha tuttavia difeso le scelte imprendito­riali del patron delle concession­arie. L’abbandono del settore delle automobili, per la famiglia Silva, nel 2014 segnò il passo della crisi che aveva travolto il settore. In quel periodo molte concession­arie in zona industrial­e vennero chiuse, e i capannoni vuoti ora in affitto sono tutt’oggi testimonia­nza della difficoltà del settore a riguadagna­re il mercato di un tempo.

L’udienza Attesa per il 6 dicembre la decisione del giudice

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