Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Altre priorità nelle agende, il timore di strappi nei conti, le resistenze dei funzionari Tutti i nodi da sciogliere con il rischio di un’intesa vuota
sia l’ultima delle preoccupazioni, specie per il M5S, i cui ministri - secondo fonti leghiste «assai poco motivati» - si sarebbero adagiati sulle resistenze delle burocrazie ministeriali, determinate ad insabbiare l’autonomia perché alle devoluzione delle competenze (e delle relative risorse) corrisponde ovviamente una perdita di ruolo e di potere. Ma così il M5S rischia di farsi impallinare dagli alleati un giorno sì e un altro pure (la recente due giorni veneta di Di Maio, sul punto, è stata disastrosa) e per questo oggi Jacopo Berti scenderà a Roma per incontrare Buffagni ed aggiustare la rotta. Anche i leghisti, però, non sembrano esattamente col coltello tra i denti (non si ricordano negli ultimi giorni prese di posizione dei parlamentari che dovrebbero fremere per approvare l’intesa tra lo Stato e la Regione) e qui sono invece fonti pentastellate a riferire che a tirare il freno sarebbe la Lega lombarda, in perenne competizione con quella veneta per la supremazia nel partito e preoccupata dall’autonomia «spinta» pretesa da Zaia, su tutte le 23 materie previste dalla Costituzione. Così, ad esempio, si spiegherebbero le resistenze del ministero dell’istruzione.
C’è poi una terza spiegazione, avvalorata dai tecnici, secondo cui l’errore - grave e tutto politicosarebbe insistere nel dare continuamente una data per tenere vivo l’interesse della gente (e lucrarci su elettoralmente) quando invece la riforma, epocale, richiederebbe anni per poter essere attuata in modo corretto. Si pensi alla regionalizzazione dei docenti, al riparto del Fondo sanitario, alle garanzie sui Livelli essenziali delle prestazioni sociali. Avanti di questo passo, dicono, due sono i rischi: o un pasticcio tale da mettere in crisi l’intero sistema delle autonomie locali, oppure un’intesa vuota, buona solo per la photo opportunity, fatta di titoli dietro ai quali non c’è nulla. Senza contare che le strutture, in questo momento, hanno ben altre preoccupazioni in testa, come varare la manovra, sminare il confronto con l’ue, evitare la procedura di infrazione. «Anche per questo - spiegano da Roma - il ministero dell’economia non ha ancora chiuso i conti su quanto costerebbe devolvere le 23 materie e come finanziarle».
Hai detto poco. Va bene l’autonomia sotto l’albero, ma meglio evitare che sia un pacco.