Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Decreto dignità, «In quattromila andranno a casa»
Veneto Lavoro: «Ci sarà ricorso al turnover»
Veneto Lavoro stima che saranno almeno quattro- mila i lavoratori in regione che non otterranno il rinnovo del contratto. «Colpa» del de- creto Dignità che scatterà dal primo gennaio 2019 anche in forma retroattiva. Ennesima alzata di scudi della categorie economiche: «In molti casi non ci sarà il turn over».
Lo spettro del decreto Dignità aleggia anche sul Veneto perché il conto alla rovescia è iniziato. E, secondo le stime di Veneto Lavoro, saranno almeno 4000 i lavoratori che, dal 1 gennaio 2019, data di entrata in vigore del decreto, non otterranno il rinnovo del proprio contratto. «Il Veneto, in questa proiezione, pesa per l’8% circa - spiega il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone - sul dato diffuso da Assolavoro pari a 53 mila posti. Si tratterà, probabilmente, di un vero e proprio turno over. Vale a dire che 4000 persone resteranno senza occupazione e altre 4000 la troveranno». Secondo Barone avranno più fortuna nel ricollocarsi i profili professionali alti, fortemente specializzati. Molto più difficile, invece, risalire la china per chi non può offrire una competenza specifica. «Per questo conclude Barone - sarà cruciale nel ricollocamento la funzione dei centri per l’impiego e delle società di lavoro private». Scuote la testa Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto: «Avremmo preferito sbagliarci ma l’avequando vamo detto mesi fa che se lo scopo di questo decreto doveva essere di creare occupazione, si rischiava accadesse il contrario. E sta accadendo. Il lavoro si crea sostenendo il sistema imprese, non per decreto. Tanto più che il rallentamento dell’economia paventato da più parti si lega soprattutto alle linee guida anti espansive del governo. Questo non consente alle nostre imprese di scommettere sul futuro. Quando lo dicevamo siamo stati insultati, speriamo in futuro il governo dialoghi con noi». L’ultimo casus belli, l’applicazione del decreto Dignità, poi, è doppiamente inviso al mondo produttivo anche per la circolare del Ministero del Lavoro del 31 ottobre scorso che chiarisce come il provvedimento si applichi anche ai contratti già in essere.
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Zoppas L’avevamo previsto, speriamo il governo riconsideri per il futuro il dialogo con le categorie
In una parola, retroattivamente. Agostino Bonomo, a capo di Confartigianato Veneto, oltretutto non è affatto convinto che di turn over si tratterà prevedendo, invece, uno scenario ancor più fosco: «Purtroppo vediamo il frutto di ciò che dicevamo l’estate scorsa. Questa situazione incide particolarmente sul mondo dell’artigianato, dei piccoli imprenditori perché assumiamo è un giorno di festa ma con questa situazione è impossibile. Il combinato disposto delle voci che parlano di recessione e l’instabilità politica italiana, fa decidere i piccoli a non rischiare assumendo». In una saldatura ormai evidente fra piccoli e grandi, Vincenzo Marinese alla guida della territoriale veneziana di Confindustria avalla la lettura di Bonomo: «Non la vedo bene per niente, ormai si perdono 600 posti di lavoro al giorno in Italia e per i piccoli, anche in Veneto il decreto Dignità sarà una iattura. Pianificano l’attività di tre mesi in tre mesi e ora fronteggeranno una norma pure retroattiva, è evidente che pagheranno qualche straordinario in più ma non assumeranno nessuno. E aumenterà il contenzioso che è un costo per tutti». La parola d’ordine pare essere «nessun rischio», la vede così Mario Pozza, presidente di Unioncamere: «Sento diverse imprese che non investono in questa fase, neppure in capitale umano».
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Bonomo
Nel mirino di un provvedimento retroattivo soprattutto i piccoli e gli artigiani