Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Messaggero, i frati di Sant’antonio licenziano la redazione
I giornalisti al vescovo: dignità calpestata, e sotto Natale. La proprietà: conti in rosso
Tutto si aspettavano i giornalisti del Messaggero di Sant’antonio, tranne che di finire la giornata senza un lavoro, licenziati senza tanti giri di parole dai frati minori conventuali della Basilica di Sant’antonio. E invece è stata una doccia fredda per tutti. Ieri mattina i frati hanno comunicato alla redazione «la decisione di sciogliere tutti i contratti di lavoro». Rimarranno a casa otto persone, sette tempi pieni e un part time. A pronunciare le parole che sembrano uscire dalla bocca del più spietato dei tagliatori di teste è frate Giancarlo Capitanio, amministratore della casa editrice religiosa.
Tuttavia le notizie sembrano essere due: i giornalisti verranno lasciati a casa, ma il giornale continuerà a essere stampato e distribuito. Chi lo scriverà? I frati probabilmente, nel corso del colloquio con l’assostampa di Padova è infatti emerso che non sono pochi i religiosi della Basilica iscritti all’ordine dei giornalisti e se le cose andassero così il risparmio sarebbe garantito.
La posizione più scomoda al momento è quella del direttore responsabile, frate Fabio Scarsato, che ieri non era presente alla riunione a causa di un impegno a Roma e per tutto il pomeriggio non ha risposto al telefono. La scadenza di tutti i contratti è prevista per il 14 gennaio prossimo e la risposta della redazione è stata la promulgazione di uno sciopero che proseguirà fino a quando la proprietà non giungerà ad una mediazione con il sindacato. «Andremo al lavoro, staremo lì come statue di pietra», dicono i lavo- ratori che di fatto hanno «occupato» la redazione per non vedersi soffiare via l’impiego. Che il Messaggero di Sant’antonio, giornale più diffuso al mondo con oltre 400 mila abbonamenti in Italia e all’estero, fosse in crisi, si era capito a inizio anno, quando i giornalisti avevano accettato un contratto di solidarietà rinunciando a un quinto dello stipendio. A novembre era stata data comunicazione di voler chiudere il Messaggero dei Ragazzi, scritto sempre dalla stessa redazione, altra rivista storica della casa editrice religiosa che in Italia e nel mondo ha 14 mila abbonati. La crisi dei giornali di carta e dei periodici religiosi avrebbe portato i frati a questa decisione: «Gli abbonamenti sono in calo e dobbiamo pensare a far quadrare i conti», avrebbe detto frate Zamengo ieri al sindacato. Chi si aspettava un salvacondotto dovuto al messaggio francescano di cui i religiosi sono portavoce si sbagliava, anche in via dell’orto Botanico, dove ha sede la redazione, i capi hanno un occhio sui conti e uno sulle copie vendute, come del resto tutti gli editori italiani in questo momento.
Certo per un giornale fondato 120 anni fa che ha portato ai lettori di tutto il mondo firme come Enzo Biagi, Ritanna Ermeni, Goffredo Fofi e Michela Murgia, sotto l’egida della dichiarazione «il popolo non merita nulla di meno», veder spazzare via anni di professionalità in questo modo lascia esterrefatti non solo i protagonisti, precipitati nella disperazione, ma anche i lettori che sui social hanno espresso tutta la loro contrarietà. Per non lasciare nulla di intentato i giornalisti hanno scritto una lettera al vescovo Claudio Cipolla chiedendo solidarietà e lanciando un messaggio duro nei confronti dei frati: «Il lavoro, lo insegna il Vangelo, è il nostro modo di partecipare alla creazione del mondo. È garanzia di dignità. È messa a frutto dei talenti personali e umani. Privare in questo modo le persone del loro lavoro, alla vigilia delle festività natalizie, oltretutto, equivale davvero a calpestare la dignità umana. Le scriviamo perché siamo tutti sfiduciati dinanzi all’agire di una Chiesa che si fa portavoce di valori come giustizia, carità, rispetto ed è poi la prima a calpestare l’essere umano. Siamo profondamente feriti e ci sentiamo umiliati».
Il sindacato dei giornalisti non intende far passi indietro e sta mediando per trovare una soluzione anche se voci sindacali definiscono questa come la vertenza più dura mai affrontata negli ultimi dieci anni. «Inaccettabile e inumana prima ancora della comunicazione in sé è la condotta dei frati che senza scrupolo alcuno hanno tolto dal tavolo qualsiasi margine di trattativa. È una decisione intollerabile nei modi e nel merito a fronte di violazioni contrattuali, fra cui il rifiuto di esibire il bilancio», ha detto la segretaria regionale del sindacato Monica Andolfatto.
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