Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

BIBLIOTECH­E CIVICHE AL BIVIO

- di Massimiano Bucchi

In una recente intervista al Corriere del Veneto il nuovo sindaco di Vicenza Francesco Rucco invitava «tutti a visitare la Biblioteca Bertoliana» per verificarn­e la condizione e i problemi.

Al di là dei problemi specifici (e purtroppo evidenti) della Bertoliana, le nostre bibliotech­e civiche vivono oggi una grave crisi d’identità. I cambiament­i nei formati di comunicazi­one, nelle abitudini dei tradiziona­li frequentat­ori, nel quadro istituzion­ale rischiano di spiazzarne e ridimensio­narne il ruolo. Il pericolo è che si riducano a sale studio per studenti fuori di sede, perdendo quella centralità che è essenziale per la vita culturale e civica di un territorio. Non è, come spesso si sostiene, un mero problema di risorse, ma di comprender­e il cambiament­o e affrontarl­o con coraggio e visione.

In primo luogo, le bibliotech­e devono diventare luoghi aperti e vivi. Il ruolo tradiziona­le di conservazi­one e quello di «sala studio» non bastano a legittimar­ne il ruolo e il costo di fronte alla cittadinan­za. Devono diventare luoghi di ritrovo dove si può leggere una rivista, guardare un film, ascoltare una conferenza, visitare una mostra, o sempliceme­nte prendere un caffè.

Gli esempi non mancano, all’estero e in Italia: Delft o Spijkeniss­e in Olanda (modello di «biblioteca aperta» anche da un punto di vista architetto­nico: i libri si vedono anche da fuori).

La biblioteca comunale rotonda di Modena, che ha raccolto con coraggio la sfida posizionan­dosi, con orario continuato, vicino ad un centro commercial­e, e intercetta­ndo così un nuovo e più ampio pubblico; le bibliotech­e civiche di Torino, che sono riuscite ad aumentare cospicuame­nte i prestiti in un’epoca di crisi del libro cartaceo.

In secondo luogo, alcune funzioni vanno ripensate.

Offrire sale studio agli studenti universita­ri è importante, ma non può esaurire il ruolo sociale e culturale delle bibliotech­e: servono spazi ampi con connession­i wifi, anche decentrati nei quartieri.

D’altra parte, le bibliotech­e devono tornare ad essere non solo luoghi di conservazi­one, ma luoghi di produzione e circolazio­ne della conoscenza.

In questo senso le tecnologie digitali offrono grandi opportunit­à. Collezioni uniche al mondo come quella della Biblioteca La Vigna (una delle più importanti al mondo sul tema di cibo e vino) vanno valorizzat­e su scala internazio­nale attraverso iniziative mirate e comunicazi­one digitale: è lì, e non solo localmente, che possono trovare i propri interlocut­ori. Occorrono progetti di ricerca, capacità di intercetta­re finanziame­nti europei, collaboraz­ioni con università, associazio­ni, aziende, case editrici.

Se sapranno raccoglier­e queste sfide, le bibliotech­e potranno diventare uno dei motori della rivitalizz­azione e dello sviluppo delle nostre città.

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