Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il presepe piace anche all’islam
Nella mia famiglia di tutti atei, sono considerato una «pecora nera» perché credo nella vita ultraterrena e sono un politeista sui generis, in quanto favorevole a tutte, le religioni che sostengono l’esistenza dell’aldilà. Anche la simbologia «sacra» mi affascina, in particolare il presepio, soprattutto perché ribadisce nonché rafforza, la nostra italica tradizione, che si è vieppiù appannata da quando, con l’esercito americano, verso la fine della II guerra mondiale, è arrivato Santa Klaus - Babbo Natale. Egli è diventato così popolare che c’è chi crede che sia Gesù Bambino da vecchio. Allestire presepi pubblici o privati non comporta alcuna discriminazione nei confronti dell’altra religione piuttosto diffusa nel nostro Paese, l’islamismo, anzi potrebbe essere l’occasione di un festeggiamento comune, sottolineando le assonanze e ponendo in secondo piano le differenze. Basti citare la Sura III versetti 40 e 41 del Corano: «Gli angeli dissero a Maria, Dio ti annunzia il suo verbo il cui nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più prossimi a Dio. Egli parlerà agli uomini, mentre sarà nella culla e quando sarà uomo maturo, e sarà uno dei buoni». Pertanto l’islamismo, pur negando la natura divina di Gesù, gli attribuisce doti eccezionali. Neppure i Vangeli canonici narrano che Gesù, abbia, neonato, iniziato già il suo insegnamento! La culla, che è al centro del presepio, è quindi molto significativa anche per i musulmani. Nel frattempo mi accingo a preparare in un angolo del mio studio, vicino a una statua di Buddha in preghiera, un’icona russa e un candelabro a nove bracci ebraico.