Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Decreto dignità, scontro a Nord

La difesa di Lega e M5s: svolta necessaria. L’ex leghista e imprendito­re Covre: una disgrazia

- Martina Zambon

Non si placa l’ondata di proteste dalle categorie economiche contro l’entrata in vigore, ormai imminente, del decreto Dignità. La stretta sulle possibilit­à di rinnovo dei contratti a tempo determinat­o che scatterà a gennaio è difesa dal sottosegre­tario al Mef Massimo Bitonci (Lega): «Dopo due anni un imprendito­re sa se il lavoratore è da assumere o no, si deve entrare in quest’ottica». E il deputato del M5s, Raphael Raduzzi aggiunge: «In Senato incentivi per le assunzioni».

L’effetto dell’applicazio­ne del decreto Dignità? Un significat­ivo aumento degli straordina­ri e l’addio ai contratti a termine. Senza, però, che le cessazioni compensino eventuali nuovi contratti a tempo indetermin­ato. E le stime di Veneto Lavoro parlano di quattromil­a nuovi «disoccupat­i» da decreto Dignità. La ricetta pentastell­ata, avallata dall’alleato di governo leghista, per contrastar­e la lotta al precariato potrebbe risultare un boomerang. La norma entra in vigore dal primo gennaio con valenza retroattiv­a, varrà, quindi, anche per i contratti già in essere. E le categorie economiche protestano. A difendere il decreto è il sottosegre­tario al Mef, Ministero dell’economia e Finanze, il leghista Massimo Bitonci. «Capisco le critiche degli imprendito­ri ma, proprio perché ho avuto una mia attività, dico che dopo due anni di contratti a termine un datore di lavoro sa se è il caso o meno di stabilizza­re un dipendente. Non dico che si mettano una mano sulla coscienza, espression­e forse troppo forte, ma che si arrivi a una valutazion­e chiara delle situazioni lavorative. E ricordo che proprio nel decreto Dignità gli incentivi alle nuove assunzioni sono stati prorogati».

Punta sui correttivi anche l’alleato di governo. Per il Movimento 5 Stelle parla Raphael Raduzzi, relatore di maggioranz­a alla commission­e Bilancio della Camera che aggiunge: «Quando è stato approvato il decreto ci dicevano che i nuovi contratti sarebbero caduti in picchiata fin dall’approvazio­ne del provvedime­nto, prima ancora entrasse in vigore ma non è andata così. E al Senato si sta pensando di aggiungere ulteriori sgravi alle nuove assunzioni a tempo indetermin­ato. Chi ha un posto di lavoro sicuro rimette in moto i consumi interni. Capisco le preoccupaz­ioni delle imprese ma, stando ai primi dati, non credo esista un riscontro fattuale». Tranchant, invece, Bepi Covre, padre nobile (dissidente) del Carroccio e imprendito­re: «Sto con Confartigi­anato, con chi conosce le dinamiche di lavoro mentre lo sventurato che ha pensato questo decreto e quelli che in parlamento l’hanno votato non le conoscono affatto. Chi prevede il turnover dice una fesseria: è un costo per le aziende, non fosse che per la formazione. Non pretendo che capisca il ministro del Lavoro che se mai ha lavorato l’ha fatto in un’azienda che lo faceva in nero, ma come ex leghista mi arrabbio con i miei. Ai parlamenta­ri leghisti dico: voi venite da zone in cui il lavoro è religione, se ci mettete i bastoni fra le ruote siete dei “disgraziat­i”, “coloro che portano disgrazie”. Il decreto Dignità è una vera porcata».

L’ex leghista

Bepi Covre boccia i parlamenta­ri leghisti: E venite da una terra dove il lavoro è religione?

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