Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Se il governo taglia i fondi per l’editoria chiuderanno in tanti»
In alcuni casi esistono da oltre cent’anni e sono tra le testate più antiche del panorama veneto. Il primo numero de «La voce del Popolo», della diocesi di Treviso, andò in stampa nel 1893, la padovana «Difesa del Popolo» nel 1908: entrambi, fin dal nome, coglievano lo spirito dell’enciclica Rerum Novarum - che ha posto le basi della dottrina sociale della Chiesa - e dalle loro colonne denunciavano episodi di corruzione e di sfruttamento dei lavoratori, dando voce al sindacalismo cattolico. Ma l’elenco è lungo: «Verona Fedele» risale addirittura al 1878 (ma usciva dal ’72 con la testata «Il riposo domenicale»), c’è poi la più recente «Voce dei Berici» (1945) e gli organi delle diocesi più piccole, come «La Nuova Scintilla» di Chioggia.
Dopo la vicenda del «Messaggero di Sant’antonio» che ha licenziato i giornalisti, i timori si spostano ora sui settimanali diocesani, quelli
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Bianchi C’è un alto rischio di perdere voci autorevoli
venduti regolarmente ogni domenica nelle parrocchie, oltre che in edicola.
Il panorama veneto è uno dei più vivaci e con le redazioni più attrezzate. C’è sempre almeno un redattore assunto a tempo pieno, a cui si aggiungono collaboratori contrattualizzati con un accordo part time. «Si tratta delle realtà più strutturate e professionali - fa sapere don Adriano Bianchi, direttore della Federazione italiana stampa cattolica - a differenza di alcuni giornali del Centro e del Sud che si sostengono con il volontariato. Il rischio che si perdano autorevoli voci del territorio è altissimo». A preoccupare è l’emendamento della legge di bilancio che prevede l’eliminazione graduale dei fondi all’editoria. «Senza di quello - avvisa don Bianchi - in molti saranno costretti a chiudere».
Don Bruno Cappato, da 42 anni direttore del polesano «La Settimana», parla di «problema di carattere sociale e morale. I giornalisti sono vittime, siamo sopravvissuti alla crisi della stampa e adesso siamo di nuovo a rischio: a livello regionale stiamo elaborando un piano per andare avanti». Conferma la preoccupazione Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato giornalisti Veneto. «Parliamo di realtà che fanno cronaca e attualità anche da un punto di vista laico - afferma - rischiano di essere il primo bersaglio di un provvedimento nemico del pluralismo».