Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«L’emergenza sociale? Adesso sono i profughi»
Monsignor Pizziolo, neo presidente Caritas: c’è anche la povertà
Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto da dieci anni è stato nominato presidente ad interim della Caritas italiana. «Quella dei profughi è un’emergenza sociale - spiega - e la Chiesa ha le sue idee ma non si contrappone allo Stato».
VITTORIO VENETO (TREVISO) È stato nominato presidente ad interim della Caritas italiana, realtà in prima linea dall’inizio dell’emergenza profughi, in un momento in cui il confronto tra Stato e Chiesa sul tema si è fatto rovente. Ma lui, monsignor Corrado Pizziolo, 69 anni e da dieci vescovo di Vittorio Veneto, prende il posto del cardinale Francesco Montenegro con la verve che da sempre lo contraddistingue.
Monsignore, come si prepara ad affrontare un impegno così importante in un momento storico particolarmente difficile sul fronte migranti?
«Certamente il momento attuale vede una delle emergenze sociali nella questione dell’immigrazione. Tuttavia non dimentichiamo che non c’è mai stato un periodo senza emergenze. Pensiamo alla crisi e alla mancanza di lavoro soprattutto per i giovani, al problema della solitudine e dell’abbandono degli anziani, alle calamità naturali che colpiscono abbastanza frequentemente il nostro Paese o altre parti del mondo. Credo che la Caritas debba avere l’occhio aperto su tutti questi fronti, senza rinchiudersi su uno in particolare. Quindi mi preparo ad affrontare l’emergenza immigrazione facendo tesoro dell’esperienza che l’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana ha maturato in questi anni. Un’esperienza che non è stata esclusivamente assistenziale, ma che si è sempre caratterizzata per lo sforzo di compiere un’autentica integrazione nel nostro Paese di chi arriva perchè costretto da necessità contingenti».
Monsignor Francesco Siddu, direttore della Caritas, ha accusato il governo di andare contro il Vangelo con il decreto sicurezza e il premier Matteo Salvini ha replicato: è la Chiesa ad andare contro di noi. Ritiene possibile un compromesso nell’interesse dei più bisognosi?
«Circa l’affermazione di monsignor Soddu, francamente non l’ho letta. In ogni caso mi pare giusto ricordare che la Chiesa non è contro nessuno. Se interviene offrendo delle ipotesi, avanzando delle soluzioni o invitando a riflettere e ad agire in una determinata direzione lo fa non tanto per mettersi contro qualcuno e neppure con l’intento di sostituirsi o diventare alternativa allo Stato o al governo. Ma per offrire, senza imporli, la propria specificità e il proprio punto di vista su una questione che - pur molto complessa e difficile - è tuttavia reale. In questo senso più che le soluzioni alternative e i facili slogan (tutti dentro... tutti fuori..) la strada più feconda mi pare quella dell’ascolto reciproco, tenendo conto delle diverse competenze e responsabilità. Ripeto: la Caritas non intende prendere il posto di nessuno, ma desidera offrire il proprio contributo per il bene comune, evidentemente con un’attenzione particolare ai più bisognosi».
Abbiamo detto che la Caritas è in prima linea su più fronti. Qual è secondo lei, a parte i profughi, l’emergenza sociale emergente?
«Poiché mi hanno chiamato a coprire ad interim la presidenza della Commissione episcopale carità e salute, mi rendo conto che le problematiche sociali emergenti sono più di una. A parte l’immigrazione e la povertà, penso agli anziani, ma anche all’ambiente. Quest’ultimo costituisce un aspetto su cui non sempre ci si è dimostrati così sensibili e attenti, ma ci viene doverosamente ricordata come una priorità dalla Laudato si di Papa Francesco».
Ci sono dei cambiamenti che vorrebbe portare in seno alla Caritas per migliorare l’assistenza ai più deboli, anche in base alle nuove necessità?
«Assumendo l’incarico che mi è stato affidato non ritengo di dover apportare chissà quali cambiamenti. La Caritas
”
Affronterò la questione immigrazione facendo tesoro dell’esperienza che la Cei ha maturato in questi anni
ha una storia e una tradizione davvero straordinarie, sia per le persone che l’hanno presieduta sia per i tanti direttori e collaboratori che ne hanno portato avanti l’attività. Io cercherò di inserirmi in questa realtà portando il mio contributo, ma senza la pretesa di saperne di più di chi vi lavora già da molto tempo».