Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Permessi di soggiorno e mazzette chiuso il cerchio sull’indagine-bis
Corruzione in questura, undici sotto accusa
È giunta a conclusione la seconda tranche dell’inchiesta su corruzione e falso in questura a Padova, indagine che svelò il giro di mazzette intascate da alcuni funzionari addetti all’ufficio immigrazione per concedere a immigrati cinesi le carte di soggiorno anche quando non ne avevano titolo. L’inchiesta, che scoppiò nel 2017, e che portò anche all’arresto di alcuni funzionari, vede ora indagate 11 persone, e tra queste anche Fausto Fanelli, ex sindacalista del Coisp. Una prima indagine si è conclusa nei mesi scorsi e altri protagonisti delle mazzette stanno affrontando l’iter giudiziario. Questo secondo filone è nato in seguito ad altre dichiarazioni di stranieri e indagati. Al vertice della presunta struttura illecita c’è sempre lo stesso poliziotto, Renzo Dalla Costa, padovano di 51 anni, detto «la volpe» per la sua spiccata intelligenza, tanto che il gip, nel rinviarlo a giudizio nel primo procedimento, ha considerato questa come un’aggravante, visto che l’ex agente aveva tutte le capacità intellettuali per svolgere bene (e senza illegalità) il proprio lavoro. Sotto accusa per i nuovi fatti individuati dal pm Sergio Dini che ha coordinato l’indagine, ci sono altri scambi di denaro avvenuti tra il 2013 e il 2016. Le mazzette certificate andavano dai 200 euro ai 900 euro. In cambio del denaro i poliziotti Fanelli e Dalla Costa, secondo la procura, allegavano alle pratiche false certificazioni che attestavano la conoscenza della lingua, il possesso di un contratto di lavoro stabile, la residenza. Nei guai sono finiti anche alcuni professionisti, Denis Costa di Campodarsego e Franco Menegon di Pederobba, consulenti del lavoro, Cristiano Sachs Cristiano, commercialista e Marta Fassina, di Camposampiero, dipendente di Costa. Indagati anche quattro cittadini cinesi e un albanese che facevano da tramite tra consulenti e polizia.