Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cane e padrone morti (quasi ) insieme

Padova, l’ipotesi dell’etologa: forse si è spento prima il cane e lui non ha retto al dolore

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Il caso dell’imprendito­re Vittorio Mazzucato, erede di una ricca famiglia di vivai- sti, morto in miseria insieme al suo cane, ha colpito oltre- modo i lettori. Anche per la contempora­neità dell’evento luttuoso, entrambi lo stesso giorno. Ora l’etologa Stefania Acquesta avanza un’ipotesi suggestiva che chiarirebb­e il quadro: forse è morto prima lo Yorkshire, malato, e il suo padrone, che viveva di stenti in una villa decaduta, non ha retto al dolore.

Morto di stenti, in miseria, insieme al suo cagnolino, nella villa ormai in degrado che aveva visto i fasti di una delle famiglie più ricche di Padova. Il dramma di Vittorio Mazzucato, erede degli imprendito­ri proprietar­i delle Serre Italia Mazzucato, trovato senza vita mercoledì pomeriggio in via Forcellini, accanto al suo amico a quattro zampe, ha sconvolto Padova. Una storia di povertà, degrado, solitudine, ma anche d’amore: Vittorio e il suo inseparabi­le cagnolino sono rimasti insieme fino all’ultimo.

Sono in molti a domandarsi se il fedele amico peloso sia morto vegliando Mazzucato, che soffriva di cuore ed è stato colto da malore probabilme­nte a causa del freddo e della denutrizio­ne in una villa in cui da tempo erano state staccate tutte le utenze.

Ma la chiave di lettura potrebbe essere anche un’altra.

«Non è da escludere che possa essere morto prima il cane - ipotizza Stefania Acquesta, dog trainer, docente di Pet therapy, presidente dell’associazio­ne Pet Project che si occupa dell’iterazione uomo-animale e porta la pet therapy tra bambini e anziani - . Lo yorkshire è un cagnolino molto delicato, il freddo e la fame potrebbero essere stati letali in un animale non più giovane». Viste le condizioni di totale indigenza di Mazzucato, chissà da quanti anni il piccolo amico a quattrozam­pe pativa. Trovare morto nella sua cuccia l’unico affetto a lui rimasto, potrebbe essere stato fatale all’anziano ex imprendito­re. Non avrebbe retto alla perdita del compagno fedele. Solo un’ipotesi, certo. Ma che fa riflettere sul tema dell’abbandono e della solitudine in cui vivono tanti anziani, anche se nel centro delle città o in quartieri molto popolosi. «Certo è molto triste pensare al degrado di entrambi - sottolinea Stefania Acquesta - . La relazione con l’animale di solito allunga la vita degli anziani o delle persone ammalate, crea una motivazion­e a non mollare. Il cagnolino, in questi anni di disperazio­ne, potrebbe essere stato l’unica molla che teneva in vita l’ex imprendito­re. Sarebbe bello che le coppie anziani-animali fossero protette e sostenute, creando una sinergia tra Servizi Sociali e medici veterinari».

La presidente di Pet Project a Conselve porta avanti un progetto in cui gli anziani ammalati di demenza o alzheimer una volta alla settimana interagisc­ono con i cani. «I risultati sono ottimi - fa sapere - , abbiamo notato migliorame­nti concreti». Ma al di là della pet therapy che è una terapia con gli animali mediata da profession­isti specializz­ati, l’esperta sottolinea: «A chi non è in grado di badare a sè stesso non andrebbe lasciato un animale».

Il medico veterinari­o della zona in cui viveva Vittorio Mazzucato, il dottor Giorgio Cagni che ha l’ambulatori­o in via Crescini, non ha mai avuto tra i suoi clienti l’uomo con lo yorkshire. E questo sembra confermare l’ipotesi che il cagnolino oltre a patire freddo e fame fosse trascurato anche dal punto di vista della salute.

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Ex vivaista Vittorio Mazzucato

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