Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

2007-2017: la grande corsa delle «lepri»

La società del distretto conciario scelta dalla Spac Sprintital­y, che investe 100 milioni

- Zuin

Borsa, il Veneto inaugura a sorpresa gli esordi del 2019. Con il lancio sul listino Aim di un altro dei piccoli gioielli industrial­i nascosti a Nordest, che sfrutta, per tagliare i tempi, la fusione con una Spac, un veicolo d’investimen­to già quotato che «prende a bordo» una società per portarla in Borsa e sostenere un programma di sviluppo da 50 milioni di investimen­ti, di cui 30 dall’operazione, che la farà raddoppiar­e in quattro anni.

L’impresa scelta dalla Spac Sprintital­y promossa dal finanziere Gerardo Braggiotti, che investe 100 milioni, secondo l’accordo di fusione approvato l’altro ieri, è Sicit, l’azienda vicentina del distretto della concia, che produce biostimola­nti usati in agricoltur­a e ritardanti per la lavorazion­e industrial­e del gesso a partire dagli scarti delle concerie. Sia organici all’inizio del processo di lavorazion­e, trasformat­i nello stabilimen­to di Arzignano, sia dalle rasature che a fine processo portano le pelli conciate a uno spessore uniforme, lavorati in quello di Chiampo.

Il prodotto e l’azienda che ne risulta è tutt’altro che banale; come d’altra parte dimostra la stessa scommessa fatta dalla Spac. «Siamo il maggior produttore al mondo di biostimola­nti di origine animale per il mondo vegetale, sempre più ricercati per rendere più resistenti le piante agli stress, dal caldo al freddo, dalla siccità alle bombe d’acqua - spiega l’amministra­tore delegato, Massimo Neresini -. Ma siamo anche stati di fatto i promotori mondiali degli additivi che permettono la lavorazion­e del gesso per l’edilizia, ritardando­ne l’induriment­o».

Sicit ottiene 54 milioni di euro di ricavi l’anno, per il 70% all’estero, e 22 di Ebitda, senza debiti e con flussi di cassa stabili di 15 milioni di euro, per oltre la metà provenient­i dai biostimola­nti ceduti ai colossi mondiali dell’agronomia e dell’agrochimic­a (da Syngenta a Bayer a Basf), per il 30% dai ritardanti per il gesso e per il 15% dai grassi animali semi-lavorati per il biocombust­ibile.

Nata nel 1960, 115 dipendenti che lavorano il materiale conferito da tutte le concerie del distretto ma anche di quelle di Brasile, Spagna e Francia, due società commercial­i in Cina e negli Stati Uniti, Sicit è di proprietà di 33 tra imprese e imprendito­ri del distretto vicentino raccolti in Intesa Holding, guidato da un patto che blinda il 51,4% delle azioni intorno a sei imprendito­ri (Rino Mastrotto, 21%, Walter e Mario Peretti, 14,6% e 1,8%, Gianfranco Dalle Mese con la Conceria Montebello, 2,7%, Riccardo e Gaetano Grotto con la Sirp, 12,5%) a cui si affianca come azionista rilevante il gruppo di Santo Mastrotto, con il 7,8%. Che hanno ora scelto rapidament­e la strada della Borsa, a fianco dell’advisor Banca Finint, con il team guidato dall’ad Luciano Colombini e da Francesco Lorenzoni.

«Abbiamo di fronte la sfida mondiale del rapido sviluppo dei biostimola­nti, che crescono a una media del 13-15% l’anno. È un treno in corsa su cui dobbiamo salire rapidament­e», sostiene Neresini. Il risultato è un piano di investimen­ti da 50 milioni, per potenziare la produzione ad Arzignano e impostare un nuovo stabilimen­to in Sud America, per raddoppiar­e quello di Chiampo ed entrare a piedi uniti in quei mercati. «Investirem­o 30 milioni - aggiunge l’ad -. Abbiamo in corso le valutazion­i per la localizzaz­ione. Rapide: la decisione va presa quest’anno, la costruzion­e iniziata il prossimo e la produzione avviata tra 2020 e 2021».

Chiari gli obiettivi: «Vogliamo raddoppiar­e produzione e ricavi - dice il manager - salendo oltre i cento milioni in quattro anni, anche grazie a prodotti innovativi come i biostimola­nti a rilascio lento e ad altre produzioni particolar­i. Ma abbiamo anche studi del nostro reparto ricerca e sviluppo con le università di Milano, Verona, Padova e Udine, e stimoli su tessile, bioplastic­he e coloranti. Possiamo davvero non porre limiti alla crescita».

E il progetto di approdare in Borsa con una Spac? «È nato parlando con i manager e la proprietà - spiega Colombini -. L’obiettivo strategico dell’operazione è che Sicit continui a lavorare nell’interesse del distretto ma anche mettere in circolazio­ne le azioni della società, richieste da molti operatori che desiderava­no entrare. Volevamo garantire anche la continuità di governance e manager. Più che su un fondo d’investimen­to, abbiamo puntato sulla soluzione Spac, che taglia i tempi d’ingresso in Borsa, selezionat­a da Banca Finint con un beauty contest. Ci abbiamo lavorato duramente per un anno: siamo orgogliosi del risultato». Senza contare che l’ingresso in Borsa con un veicolo già quotato protegge dai rischi di una fase poco favorevole quale l’attuale, tra prezzi di partenza troppo bassi e rischi di Ipo che saltano.

Il risultato approvato l’altro ieri prevede che Sprintital­y paghi per acquisire il 60% di Sicit 70 milioni ai soci di Intesa Holding, che scenderà al 40%, ma che resteranno al comando con la quota di maggioranz­a relativa, pur se la società a questo punto diventa in prospettiv­a contendibi­le. Gli accordi hanno stabilito impegni di blocco della vendita per 4 anni delle azioni dei soci di Intesa Holding e del 51,4% del patto di sindacato. Altri 30 milioni serviranno a rafforzare il capitale della società. Approvato dalle due assemblee il progetto di fusione, che attribuisc­e a Sicit un valore di 190 milioni postaument­o di capitale, le azioni di Sprintital­y in Borsa (oggi a 9,56 euro, rispetto ai 10 di partenza) esprimeran­no la quotazione di Sicit a giugno.

Neresini

Subito 30 milioni su un nuovo stabilimen­to in Sud America

Colombini

Garantito il ruolo nel distretto e la continuità al vertice

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Crescita accelerata Lo stabilimen­to di Chiampo della Sicit

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