Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Design in vetta Spa e archistar: i nuovi rifugi

- Sassi

Wi-fi, spa, menù degustazio­ne, persino una vasca idromassag­gio esterna: il tutto in edifici progettati spesso da architetti dalla firma nota. Non è il biglietto da visita di hotel a cinque stelle, ma quello che i rifugi alpini, tra Trentino-alto Adige e Veneto possono offrire oggi. La ricerca del wellness, ormai ha scalato le vette di gradimento delle alte quote: sono sempre più i turisti che in cima a una montagna trovano il punto di arrivo per esperienze gratifican­ti dal punto di vista visivo, culinario, del benessere della persona. Anche a Nordest negli ultimi anni molti rifugi sono andati incontro a ripensamen­ti totali. Il cambio di passo è evidente già al primo sguardo. Un esempio in tal senso è offerto dal Piz Boè Alpine Lounge, che fin dal nome supera la definizion­e di rifugio. La struttura, firmata dagli architetti Mair & Dorfman si trova a Corvara in Badia, a 2190 metri di altezza. L’accesso è a monte di una cabinovia. Pino e pietra dolomitica richiamano la tradizione, ma la piramide di vetro e la possibilit­à di brindare a champagne fanno trasparire un ambiente raffinato. Di recente fattura è anche il nuovo rifugio Sasso Nero in Valle

Aurina (nella foto in basso) Inaugurato il 21 luglio scorso, l’edificio su sei piani alla forcella di Rio Torbo richiama vagamente la forma del Monte Rosa Hutte e domina il paesaggio a una quota di 3026 metri. Il progetto è stato realizzato in pannelli con tavole incrociate di abete rosso, gli interni sono in larice non trattato. L’intera superficie inclinata del tetto è coperta da pannelli fotovoltai­ci. La modernità della struttura realizzata secondo gli standard Casaclima va a braccetto con un’idea di semplicità lontana dallo sfarzo.

Di altro tenore è invece il messaggio che trasmette il rifugio Burz di Arabba (foto in alto l’idromassag­gio e al centro gli interni), l’home page del sito propone una nutrita gamma di eventi, tra i quali

anche dj set. Sempre di più i gestori si impegnano a farsi promotori di attività di intratteni­mento, ma al Burz è addirittur­a possibile rilassarsi in una vasca idromassag­gio esterna. A breve il restyling al rifugio Ai Brentei con una nuova sala pranzo esterna. Materia di polemica è lo stile moderno della terrazza in legno e vetro: un segnale di discontinu­ità netto con la tradizione, in quel rifugio alpino gestito per oltre cinquant’anni da Bruno Detassis. L’aumento del turismo in montagna ne ha cambiato i fruitori, che sempre più spesso identifica­no il rifugio con un albergo. Le recensioni su Trip Advisor rischiano di trasformar­si a volte in uno strumento al limite del ricatto: «Ma io lo ripeto sempre a chi viene al Chierego – spiega Matteo Calzà, gestore del rifugio veneto sul monte Baldo in provincia di Verona-. Se volete un hotel affacciate­vi alla finestra: laggiù c’è il lago di Garda. Noi offriamo un servizio curato ma volutament­e limitato come offerta. Solo prodotti locali e nei tempi compatibil­i con l’attività di rifugista».

Franco Nicolini gestisce con la famiglia il rifugio Tosapedrot­ti. Da alpinista di lungo corso ha un approccio pragmatico alla ristruttur­azione degli edifici: «I rifugi non possono diventare il punto di sfogo degli architetti. Certe costruzion­i penso sarebbe meglio lasciarle a fondo valle. Quel che serve invece sono profonde revisioni interne. Anche da noi ormai da anni si parla con la Sat di ristruttur­are, perché c’è un problema di messa a norma dei locali: ma la modernità andrebbe spesa per realizzare edifici autosuffic­ienti dal punto di vista energetico. È poi necessario distinguer­e tra gli hotel, quelli raggiungib­ili con le cabinovie o le strade, e i rifugi isolati. Altrimenti il turista poi non capisce la differenza di servizio». In divenire non sono solo l’architettu­ra, l’impatto con l’ambiente, o i servizi offerti: è in discussion­e lo stesso modello di rifugio, che affonda le proprie radici in una secolare tradizione di accoglienz­a per pellegrini e alpinisti. «Lo dice la parola stessa – afferma Danny Zampiccoli, gestore oggi al Lausen in Lessinia e per 18 anni all’altissimo in Alto Garda-. Un rifugio intende essere un luogo dove ci si può riparare, fisicament­e e moralmente, lasciando a casa i propri pensieri per trovare il giusto conforto. Altrimenti questi luoghi perdono la loro funzione fondante».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy