Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Famiglie, la «crociata» della Lega

Il piano di Salvini, la denuncia di Fontana: mia figlia discrimina­ta. La marea dei contestato­ri

- Bonet, Priante

Dal palco della Gran Guardia, che ha ospitato il Congresso, la Lega lancia la sua «crociata» sulla famiglia e va allo scontro con i 5 stelle, alleati di governo, Il tutto mentre per le vie del centro ha sfilato il corteo promosso dal movimento «Non una di meno». «Siamo centomila», hanno detto gli organizzat­ori.

Fuori: «L’utero è mio e lo gestisco io». Dentro: «Dobbiamo vincere questa battaglia per Cristo!». Nel mezzo, Matteo Salvini. E non solo metaforica­mente. Il vicepremie­r arriva in piazza Bra mentre nel cielo dell’arena si alzano i fumogeni rosa dei 50 mila arrivati a Verona per dire «No» al Congresso della Famiglia. Nonostante la tensione, però, non rinuncia al bagno di folla, alimentand­o la contrappos­izione tra le due ali che da un lato gli urlano insulti irripetibi­li e dall’altro lo beatifican­o alzando madonne russe. Lui bacia e abbraccia, selfizza, fa cenno: «Alla grande». Poi attacca tutti. Luigi Di Maio e il M5S, il sottosegre­tario Vincenzo Spadafora (che ha dato il via al cannoneggi­amento pentastell­ato), le femministe, Laura Boldrini «che balla», «i comunisti», l’islam «ma radicale», i giornali.

«Spadafora si occupi di rendere più veloci le adozioni - ha detto poi sul palco - ci sono più di 30 mila famiglie che aspetta nodi adottare un bambino ». controrepl­ica Di M aio, da Roma: «Salvini legga bene le deleghe, quella sulle adozioni non è in capo a Spadafora ma al premier e al ministro della Famiglia». E cioè a Lorenzo Fontana, braccio destro di Salvini e regista del Congresso della discordia. Salvini non molla: «Se parlare di mamme, papà e bimbi è da “sfigati”, io sono orgoglioso di essere sfigato». Palazzo Chigi ri-puntualizz­a, con stizza: «A Fontana spetta adoperarsi, come chiesto da Salvini. Rimane confermato che bisogna rimboccars­i le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare, altrimenti si fa solo confusione» (del tutti contro tutti nel governo potete leggere con maggiori dettagli nel fascicolo nazionale).

Il vicepremie­r nel suo discorso - molto applaudito anche se la vera star è stata Giorgia Meloni al grido «difenderem­o Dio, la Patria e la famiglia!» - mette le mani avanti: «Non sono qui per togliere nulla a nessuno, ognuno fa l’amore con chi vuole e lo Stato non entra in camera da letto». Poi cita Viktor Orban come maestro («L’ungheria insegna»), annuncia una revisione del diritto di famiglia («Genitore 1 e 2 non esiste»), rassicura le scuole paritarie («Guai a chi le tocca»), dichiara guerra all’utero in affitto («Una barbarie») e alla «teoria gender», teorizza che gli italiani possano essere sostituiti da «chi arriva sui barconi, deportato, sradicato». Individua un nuovo nemico: «Dopo aver fermato il business dell’ immigrazio­ne clandestin­a ora fermiamo il business delle “case famiglia” che sequestran­o i bambini e fanno milioni. Le andremo a stanare città per città, magari facciamo pure una commission­e d’inchiesta parlamenta­re». E lancia il «pacchetto famiglia» su cui la Lega intende concentrar­si nei prossimi mesi: «Abbasserem­o l’iva sui prodotti per i bambini, daremo un sostegno ai genitori soli, renderemo gli asili nidi gratuiti».

Misure a cui il ministro Fontana, seduto accanto al collega dell’istruzione Marco Bussetti, aggiunge l’assegno di maternità e provvedime­nti per la conciliazi­one famiglia-lavoro. «Ho vinto - sorride indicando il contestato patrocinio concesso dal suo dicastero sul megascherm­o - sono molto soddisfatt­o». Poi punzecchia Di Maio: «Dice di essere a favore della famiglia ma allora guagliò,

mo lo devi fa». Fontana è l’ispiratore del Congresso a Verona, eppure il suo è senza dubbio l’intervento più pacato ascoltato in giornata. Elenca quanto fatto dal governo per le donne e le famiglie, dal congedo parentale al bonus bebé passando per i 100 milioni del fondo famiglie ma non nasconde l’amarezza per le minacce subite («Mi hanno dovuto raddoppiar­e la scorta») e gli insulti ricevuti: «Tante persone vicine a me hanno sofferto. Mia moglie è stata attaccata sul lavoro, mia figlia, che ha solo tre anni, è stata discrimina­ta all’asilo perché suo papà è il ministro Fontana. Ma non si molla, si va avanti». E chiude ringrazian­do Salvini: «Non era facile venire qui ma lui è uomo che sa scegliere ciò che è giusto, metten

Matteo Salvini

Non sono qui per togliere niente a nessuno ma in tema di famiglie l’ungheria insegna. Le critiche del M5S? Spadafora si preoccupi di rendere più veloci le adozioni, 30 mila famiglie stanno aspettando

Marco Bussetti

Gli italiani non fanno più figli e questa è una tragedia, anche per la scuola. L’ideologia deve stare lontana dai banchi di scuola

Lorenzo Fontana

Ci accusano di essere contro le donne ma mentre altri parlano noi abbiamo fatto, il governo ha messo in campo molte azioni a favore delle famiglie e delle donne. Mia moglie è stata attaccata sul lavoro per colpa mia

do i voti in secondo piano». Lo dicono tutti, in effetti: «Non siamo qui per i voti». Ma tutti, da Salvini a Fontana, Meloni compresa, prima di scendere dal palco ammiccano: «Cambiamo insieme questa Europa». Magari il 26 maggio. Massimo Gandolfini, leader del Family Day, dopo aver bollato i manifestan­ti come «il nuovo fascismo» e aver nuovamente criticato la legge 194 sull’aborto, garantisce totale appoggio.

Cala la sera. Dentro la Gran Guardia si continua a citare Gilbert Keith Chesterton e il Vangelo. Fuori c’è ancora gente che litiga. Il sottosegre­tario a Cinque Stelle Mattia Fantinati si aggira per piazza Bra, senza dare troppo nell’occhio.

Ho lottato per l’aborto, il divorzio Ora, a 74 anni, devo scendere in piazza per difendere quei diritti

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Il grande corteo Una marea umana ha invaso Verona per manifestar­e contro il Congresso della Famiglia che si è tenuto alla Gran Guardia
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I tre ministri
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