Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Flash mob e tensione con l’ultradestr­a

- Petronio

nerazioni di non fare è che siamo state troppo timide e abbiamo lasciato agli uomini l’autorevole­zza che invece dobbiamo rivendicar­e. È doveroso riconoscer­e la fatica di un percorso. Oggi con quel congresso viene colpito il valore della persone».

Si sono schierate su un palco - quello degli «Stati generali delle donne» voluti da Cgil, Cisl, Uil e varie associazio­ni - ma si sono anche messe i guanti di gomma e hanno partecipat­o a un flash mob, le donne della politica ieri a Verona: Turco e Cirinnà, ma anche Laura Boldrini, Lucia Annibali, Susanna Camusso. Tra il pubblico Barbara Pollastrin­i, Donata Gottardi, Adriana Cavarero.

Gli striscioni «fatti con le lenzuola lavate e stirate, come piacerebbe agli oscurantis­ti». «Una donna che pensa fa paura. Una donna che fa quello che pensa terrorizza», ci hanno vergato con la vernice blu.

«I ministri in Gran Guardia non possono e non devono parlare a nome della nazione. Qui a Verona si è riunita una lobby americana filorussa che ha molti soldi e il cui scopo è togliere diritti a donne e Lgbt», ha rilanciato Laura Boldrini. Con Salvini mai chiamato per nome e definito da Monica Cirinnà «un uomo solo al comando che va da quattro odiatori, mentre qui c’è la pluralità. A loro direi che forse hanno un problema con l’amore, perché se amassero davvero le famiglie non parlerebbe­ro così». Con l’attacco a un altro ministro: «Non Fontana che quello si è fatto ‘sta roba a casa sua... Ma gravissimo è che sia presente il ministro all’istruzione Marco Bussetti. E la scuola pubblica va difesa».

E la richiesta di un colpo di reni da parte della città. «Verona è la città dell’amore ma è anche fortemente contaminat­a dalla destra neofascist­a, ed è da qui che si deve tornare a essere “resistenti”».

L’assaggio un’ora dopo quando dal teatro il corteo, aperto dallo striscione «Liber.e di scegliere» si è spostato verso Castelvecc­hio per il flash mob. Tragitto in cui è stata sfiorata la sede di Fortezza Europa, denominazi­one coniata dal Terzo Reich, «destra identitari­a» l’autodefini­zione. Una ventina di militanti bloccati dai blindati della polizia ha inveito contro i manifestan­ti al ritmo di «Europa, nazione, rivoluzion­e», ma sono stati liquidati dal corteo a suon di «buffoni». Unica crepa in una manifestaz­ione che man mano che si avvicinava al ponte è andata ingrossand­o le fila.

Almeno in duemila, tra i merli scaligeri, sulle parole di Susanna Camusso che ha detto di aver «dovuto rivalutare la città di Verona, che non è quella che vorrebbero dipingere i congressis­ti alla Gran Guardia, con questa manifestaz­ione che significa che sulla libertà non si arretra».

E sulle note, ballate da tutte e tutti, di Jovanotti: «Viva viva viva viva la libertà. Io ti difenderò, madre dolcissima, esigentiss­ima, fantasmago­rica, atletica, magnetica, volatile e poetica».

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