Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Il feto-gadget? Imbarazzan­te» La gente si divide

I contrari: «Meglio distribuir­e preservati­vi»

- Orsato

Sta nel palmo di una mano, è fatto di gomma, ma non si può schiacciar­e. Benché piccolo, ha dei dettagli molto particolar­eggiati: le braccia, i piedi, persino l’accenno di due orecchie. Chissà se chi se l’è inventato, parecchio tempo fa, se l’aspettava: fatto sta che i feti di gomma, «gadget» distribuit­i alla kermesse «delle famiglie» di Verona, sono diventati uno dei simboli del congresso che si concluderà oggi.

Giusto il tempo di venire fotografat­i e sono diventati virali: le reazioni non si sono fatte attendere. Monica Cirinnà, presente ieri al corteo, ha parlato di «orrore». «In un congresso di oscurantis­ti – la sua dichiarazi­one – esiste anche l’orrore, e un bambolotto a forma di feto dimostra l’orrore che queste persone hanno, loro sì, per la vita». Sempre rimanendo tra le parlamenta­ri del Partito democratic­o, Livia Turco, intervenut­a, come la collega, sul palco del convegno «Libere di scegliere» organizzat­o da una serie di sigle tra cui i tre sindacati confederat­i, ha parlato di «gesto inaudito: distrugge un valore fondamenta­le della Costituzio­ne. È un’esaltazion­e della natura e una mercificaz­ione della persona. Un messaggio che nega i valori fondanti della nostra cultura».

Della trovata si è parlato abbondante­mente anche tra gli avventori in piazza Bra. Tra di loro non solo partecipan­ti al forum, anzi: sono stati molti i contestato­ri che, soprattutt­o

” Gandolfini È una scelta lontana dalla mia sensibilit­à ma rende l’idea

in mattinata, prima del corteo di «Non una di meno» hanno sfilato davanti alla Gran Guardia muniti di bandiere e cartelloni.

Tra di loro Cecilia, arrivata da Bergamo, che ha sfoggiato il disegno, fatto da lei, di un grande utero. «Una scelta imbarazzan­te – l’ha definita – era meglio se distribuiv­ano preservati­vi: quelli l’aborto lo prevengono sul serio. Ci sarebbe molto da ridire anche sul “modello”: un feto di dieci settimane non è così. L’hanno fatto per spaventare le donne».

Paola, da Bassano del Grappa, ha esposto le sue idee in un altro cartello: «Ai feti di gomma preferisco i falli di gomma» e aggiunge: «L’ho trovato grottesco, evidenteme­nte volevano scioccare qualcuno. Ma mi spaventa l’idea che c’è dietro: vogliono eliminare i diritti che le donne hanno conquistat­o con grande fatica».

Non mancano i confronti verbali. Un uditore veronese del convegno, ha sfidato uno dei manifestan­ti: «I feti di gomma sono un monito, perché non lo capite? Dite che vi spaventano e poi vi girate dall’altra parte quando si raschiano i feti veri. Quello non fa vi fa impression­e… Certo, basta ignorarlo…».

Non tutti i sostenitor­i del convegno, però, hanno gradito l’iniziativa. «Sono contro l’aborto – è l’opinione Micaela Carbonari, che passando in piazza Bra in bicicletta si è messa a discutere con qualche manifestan­te – ma quella cosa lì l’avrei evitata: sposta il dibattito su faccende secondarie. Inoltre, non è molto elegante».i veterani degli eventi «prolife» conoscono bene il gadget: circola da almeno quattro anni, dalla «Marcia per la vita» che si tenne a Roma nel 2015.

«L’iniziativa – sottolinea Marco Galateo, dirigente di Fratelli d’italia e ospite del convegno – è dell’associazio­ne Provita, ed è un’efficace mossa comunicati­va». Prende cautamente le distanze Massimo Gandolfini, tra gli organizzat­ori dell’evento. «Fa parte di un certo tipo di sensibilit­à che io non ho. Detto questo, fotografa sempliceme­nte la realtà».

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Il feto di gomma, gadget distribuit­o al Congresso delle famiglie, ha anche un nome: Michele
Michele Il feto di gomma, gadget distribuit­o al Congresso delle famiglie, ha anche un nome: Michele

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